E’ stato inaugurato questa mattina a Casal di Principe, nel bene confiscato a Mario Caterino, uomo di Francesco “Sandokan” Schiavone, il Centro di avviamento al lavoro artigianale “Don Milani”, che ospita il ristorante pizzeria della Nuova Cucina Organizzata (Nco) gestito da Peppe Pagano, con annesso un laboratorio di ceramiche da cucina. Per l’occasione ha impastato, infornato e servito le pizze il noto pizzaiolo napoletano Gino Sorbillo che ha spiegato di “aver colto al volo l’occasione di utilizzare la mozzarella di bufala della cooperativa ‘Don Peppe Diana’, creando una pizza che ho chiamato ‘Bufala libera’. Presto – promette – creeremo anche la pizza Nco”. Il Centro, ideato dal consorzio Agrorinasce in collaborazione con il Provveditorato Regionale per l’Amministrazione Penitenziaria della Campania e il Centro giustizia minorile, ha l’obiettivo di dare un’occasione di formazione e di lavoro ad ex detenuti per reati non gravi; a gestirlo sarà un raggruppamento di quattro imprese sociali, le cooperative “Agropoli” (capofila), “Osiride”, “Eureka” e “Un fiore per la vita”, ma sarà aperto anche al pubblico e ai bambini. Al taglio del nastro, il sindaco della città, Renato Natale, il presidente di Agrorinasce, Immacolata Fedele e don Maurizio Patriciello. “Siamo felicissimi di poter riaprire le porte di questo bene confiscato alla camorra, di poterlo restituire alla cittadinanza e di poter aiutare in questo modo detenuti, sia minori che giovani, che potranno in questo modo avviare un processo rieducativo grazie a questa struttura”, dice l’amministratore delegato di Agrorinasce Giovanni Allucci. Per Natale, “in questo bene potremo finalmente ricostruire delle vere attività economiche negli stessi luoghi in cui avevano ucciso la nostra economia. Su tutto, poi, c’è la soddisfazione del modo in cui queste attività sono nate, e cioè dall’impegno forte e deciso della comunità locale, vera protagonista di questa rinascita”. Sempre oggi, a Santa Maria La Fossa, in località Ferrandelle, si terrà, la festa di fine lavori del “Centro di educazione e documentazione ambientale” e dell’isola ecologica, sorti in un complesso agricolo confiscato a Francesco “Sandokan” Schiavone.