MATESE– Appesi ai diciottomesi necessari per il riordino della geografica giudiziaria dopo la “rivoluzione” approvata dal governo Monti. Ne riparliamo l’avvocato Antonio Palmieri, componente dell’associazione Avvocati Tribunale di Piedimonte Matese.
Dopo il terremoto che ha colpito i TRIBUNALI italiani ed in particolare le sezioni distaccate della Provincia di Caserta, quali le iniziative? I tagli previsti di tutte e cinque le sezioni in Provincia si sono purtroppo avverati. Del resto, sono state soppresse tutte le 220 sezioni distaccate presenti sul territorio nazionale. Aversa, Carinola, Marcianise e Piedimonte Matese oltre al Tribunale di Caserta non avrebbero potuto avere sorte diversa secondo i parametri numerici di cui abbiamo ampiamente discusso nei giorni precedenti e, quindi, vorrei far riferimento alle iniziative in corso per portare una piccola speranza. Ricordo a tutti che il nostro Tribunale, come gli altri, non è stato materialmente chiuso. Il decreto legislativo varato dal Consiglio dei Ministri prevede un termine di diciotto mesi per rendere operative le norme sulla soppressione degli uffici ed il trasferimento del personale amministrativo e magistratuale, ovvero gli spostamenti potranno essere diluiti in diciotto mesi. Non è poco. Inoltre, i processi pendenti presso le sezioni distaccate e con udienza fissata nel termine di tali diciotto mesi rimangono presso gli Uffici di appartenenza. Per l’attuazione della delega, poi, ci sarebbero cinque anni di tempo come per l’edilizia giudiziaria; ed infatti, nei casi in cui la sede accorpante non sarà in grado di ospitare gli uffici ivi trasferiti – e potrebbe essere questo il nostro caso – si prevede possano essere utilizzati, per un periodo fino a cinque anni, gli immobili adibiti a servizio dei Tribunali o delle sezioni distaccate soppressi. Ovvero, in parole semplici, la possibilità di rimanere per altri cinque anni. Consideriamo è i carichi: la riforma potrebbe portare in breve ad ingolfare le sedi risultanti dal riordino. Un maggior carico e la conseguente maggiore lentezza nella risposta di giustizia potrebbero portare a rivalutare il tutto. Quali INIZIATIVE adesso, avv.Palmieri ? Su tutta una serie di questioni, come sulla possibilità di realizzare anche attraverso Unioni di Comuni – semmai allargando la partecipazione a Comuni oltre la attuale sezione – il salvataggio di alcuni Uffici giudiziari, abbiamo posto dei quesiti all’O.U.A(organismo unitario avvocati ndr). Il quesito principale riguardava il parametro di abitanti per bacino, gli ormai noti 100.000 abitanti, per verificare se tale parametro vada considerato come indefettibile anche per il Giudice di pace. Abbiamo provveduto inoltre ad informarci sulla questione di legittimità costituzionale pure in relazione alla disparità di trattamento che verrebbe a crearsi tra l’accorpamento su richiesta previsto all’art. 1, comma2 lettera o) per i G.d.P (la norma, infatti, concede a comunità ed enti locali interessati, anche consorziati, la possibilità di mantenere gli uffici sostenendone integralmente le spese) e non in relazione alle sedi di Tribunale, sulla base del combinato disposto dei comma a, b ed f della legge 148. Ricordiamo che lo schema di decreto legislativo deve compiere ancora due ultimi passaggi: pareri obbligatori ma non vincolanti delle commissioni Giustizia di camera e Senato e del CSM e stesura definitiva ormai in previsione per settembre (il 13.09.2012 scadono i 12 mesi previsti nella legge delega). Considerando tali tempi, la possibilità di prevedere in sede di riordino delle circoscrizioni giudiziarie ACCORDI di accorpamento mediante porzioni di territori e circondari limitrofi, come previsto per i Giudici di pace dalla lettera “o” della legge 148/11 e, quindi, la possibilità ex lettera “b” che le comunità possano accordarsi per mantenere due o più tribunali – anche sezioni nel caso che interessa noi – appare ANCORA OGGI RAGIONEVOLE. Non vi sarebbero particolari motivi ostativi evitando che comunità molto vicine, pur culturalmente, subiscano lo smembramento per accorpamento ad altri Tribunali – provinciali e distanti – come appare molto probabile. Alo stato, ad esempio, soppresse Piedimonte Matese e Guardia Sanfromondi, nel versante campano del Matese c’è una distanza di circa 120 Km. tra il Tribunale di Isernia e quello di Benevento. Tale fascia tutta, ripeto quasi 120 Km. con popolazioni simili per cultura e tradizioni, resterebbe priva di ogni presidio di legalità con le ricadute immaginabili sul territorio caratterizzato OGGI da bassa delinquenza. Lo stato pare abbandonare i territori per un risparmio che, se rispondente al previsto, sarebbe di poco superiore nel biennio 2012/2013 a quanto “prelevato” da Lusi. Sarebbe bastato fare maggiore attenzione per risparmiare i quasi 20 milioni previsti. Restiamo- prosegue il giovane legale- comunque in fiduciosa attesa anche perché abbiamo avuto da poco notizie sulla riunione tenuta a Roma presso la Commissione Affari Costituzionali da parte dei rappresentanti del nostro C.O.A., unitamente al Presidente Della Selva, al Presidente della Corte di Appello, al Procuratore Capo. Tale qualificata rappresentanza ha richiesto, tenuto conto dell’impatto della criminalità organizzata nella nostra Provincia, di mantenere tutte le cinque sezioni distaccate. Altro importantissimo appuntamento, che potrebbe dissolvere molte delle nubi sorte negli ultimo giorni, è quello si terrà domani a Roma con la partecipazione massiccia di tutte le componenti forensi. L’incontro, è organizzato dall’O.U.A. (Organismo Unitario Avvocatura), che sin dal novembre scorso, ad onor del vero, aveva parlato della soppressione di oltre 200 sezioni, 50 Tribunali minori e 700 uffici del G.D.P. (tale inciso perché trovo poco corretto che si parli della soppressione come una novità della ultima ora. E’ giunto il momento per ognuno di noi di assumere la propria quota – pur piccola – di responsabilità). Tale riunione alla quale dovrebbero partecipare rappresentanze di CNF, Cassa Forense, Ordini Forensi, Associazioni Forensi ed avvocatura tutta, si caratterizza per una serie di iniziative: manifestazioni sul territorio con cittadini, sindaci, autorità; proclamazione di astensioni; iniziative unitarie di protesta; nomina di un collegio difensivo volto a promuovere giudizi su illegittimità ed incostituzionalità dei provvedimenti; inoltro di denuncia alla Corte dei Conti per un indagine relativa a sprechi in relazione allo stanziamento (otto miliardi di euro l’anno) statale per la giustizia; sollecito a monitoraggio di delibere dei Comuni che intendono contribuire alle spese di giustizia pur di a mantenere gli uffici giudiziari nel proprio territorio. Tra i punti all’ordine del giorno, come si nota, alcuni oggetto dei quesiti inoltrati all’O.U.A. nei giorni scorsi. Ricordiamo, ancora, come molti Consigli dell’Ordine, tra cui il nostro, sono impegnati in riunioni con le più alte cariche istituzionali per cercare di risolvere i problemi sorti con la spending review. Il nostro Consiglio, si rammenta, ha coraggiosamente deliberato l’astensione dalle udienze dal 17 al 24 luglio. Tornando al risparmio derivante dalla riforma abbiamo già detto- aggiunge Palmieri- aldilà del fatto che oggettivamente vi sono dei micro uffici che non avrebbero ragione di sussistere ( alcuni con poco più di qualche centinaio di procedimenti annui) come i costi dovrebbero essere di gran lunga inferiori ai vantaggi ma, temiamo, che nei fatti il risparmio -se risparmio sarà-, non pareggerà i COSTI PER I CITTADINI, il personale e gli avvocati (le trasferte ad es. le pagherebbero i cittadini e non il ministero) pure quando la riforma sarà ( LO SARA? MAI?) a regime. IL rapporto con le P.A. e le istituzioni: Ricordo che abbiamo cercato di dare indicazioni alle amministrazioni partecipando a riunioni e stesura di accordi consortili cercando di stimolare le varie cariche ad ogni livello. Pur essendo la decisione finale, ed il conseguente esborso, di competenza delle amministrazioni stesse, sarebbe auspicabile un maggior coinvolgimento almeno dei rappresentanti delle Associazioni presso le sopprimende sezioni e sedi. Non abbiamo la presunzione di insegnare alcunché ad alcuno ma, forse, alle riunioni da noi stessi sollecitate sarebbe stato almeno educato essere invitati. La politica chiusa nelle torri d’avorio non ha mai risolto nulla. Peraltro, abbiamo illustri componenti, anche concittadini e conterranei nelle Commissioni Giustizia, Affari Costituzionali ed altro. Siamo certi, rispetto a chi ritiene i nostri politici assenti, che il Sen. Sarro (peraltro presente alla riunione di ieri a Roma), gli On.li Rossi, Picierno e gli altri deputati di Terra di lavoro sapranno fare quanto necessario alla salvaguardia del NOSTRO e del LORO TERRITORIO spinti non solo dai loro potenziali elettori ma anche dai Sindaci dei Comuni tutti che ricadono in Provincia di Caserta e nell’Alto casertano. Una forte spinta unitamente ad una maggiore collaborazione con tali alte cariche auspico venga anche dalla AVVOCATURA TUTTA UNITA; molti dei nostri Amministratori e parlamentari sono, NON dimentichiamolo, colleghi avvocati. Il momento rimane veramente difficile. Va delineandosi –conclude il rappresentante dell’associazione forse matesina- sempre più un disegno complessivo che ridimensiona il servizio giustizia cui sembrano poter ricorrere solo i grandi gruppi o gli utenti/avvocati dei grandi centri. L’aumento dei costi di accesso, i tortuosi e costosi percorsi stragiudiziali, le limitazioni dell’appello, l’allontanamento dei giudici dal territorio, limitano sempre più la possibilità per il cittadino di veder riconosciute le proprie ragioni. L’appello “cassatorio”, i parametri, l’ordinamento professionale e le società professionali sembrano poi porre la classe forense ai minimi storici. CONCLUSIONI: pur nella evidente difficoltà, rimaniamo ottimisti. Ci auguriamo che la politica più alta possa risolvere le problematiche sorte sul punto. Se a questo aggiungiamo collaborazione e stimolo da parte dei colleghi e, soprattutto unità della classe forense tutta, nessun problema sarà insormontabile”.