CASERTA – Sostituti dermici ed epidermici, apparecchi per terapia a pressione negativa, bisturi ad acqua, ossigenoterapia iperbarica e medicazioni “avanzate” sono gli strumenti innovativi a disposizione dell’équipe guidata dal dottor Giuseppe Coppola, responsabile della Unità operativa semplice di Vulnologia, cura delle ulcere difficili e del piede diabetico presso l’Azienda ospedaliera S. Anna e S. Sebastiano di Caserta. Secondo le stime in Italia soffrono di diabete tre milioni di persone, circa il 6% della popolazione, di cui il 15% svilupperà una infezione del piede.

Caserta, 11 ottobre 2011 – Il diabete è considerato la malattia del 21mo secolo per eccellenza e i problemi principali per i malati sono quelli legati alle complicanze croniche. L’aumento della sopravvivenza dei pazienti diabetici e l’innalzamento dell’età media hanno portato il piede diabetico a diventarne la complicanza tardiva con maggior rilevanza economica e sociale. “Si tratta di una complicanza che si può sviluppare a carico del piede nei pazienti affetti da diabete mellito – spiega il dottor Giuseppe Coppola, chirurgo vascolare e responsabile dell’Unità operativa semplice di Vulnologia, cura delle ulcere difficili e del piede diabetico presso l’Azienda ospedaliera S. Anna e S. Sebastiano di Caserta, nonché responsabile A.I.U.C. (Associazione Italiana Ulcere Cutanee) per la Campania – e che riconosce come fattori eziologici la neuropatia e l’arteriopatia periferica oltre che le infezioni, cause che possono coesistere o agire singolarmente”. I dati sull’incidenza del diabete sono allarmanti. In Italia si parla di circa tre milioni di malati (ovvero il 6% della popolazione) di cui un 15 % svilupperà nel corso della vita una severa infezione del piede, che nei casi più gravi può portare all’amputazione del piede o dell’ intero arto. Un bilancio che appare pesante, tanto più se si pensa che la diffusione della patologia tende a crescere. Secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2025 saranno oltre 300 milioni i pazienti diabetici contro i 120 milioni del 1996 . Per tale motivo la presa di coscienza del problema diventa fondamentale. “La prevenzione è la risposta ideale – dice il dottor Coppola – in ogni caso è possibile contrastare l’evoluzione di questa complicanza rallentandone l’evoluzione. Il 50% di tutte le amputazioni maggiori eseguite riguarda proprio i diabetici e deve far riflettere il fatto che su 100 diabetici amputati circa 85 hanno avuto come causa dell’amputazione una lesione ulcerativa del piede aggravatasi nel tempo. Per questo bisogna prestare attenzione ai campanelli d’allarme che iniziano con una piccola ulcera spesso sottovalutata o non riconosciuta dal paziente”. Il piede diabetico presenta caratteristiche peculiari, per le quali è necessario adottare specifiche terapie, in modo da contrastare il problema nel migliore dei modi. “Il primo passo è capire la causa che ha condotto alla patologia, fare una diagnosi accurata e attuare le cure appropriate. In più della metà dei pazienti le lesioni sono di tipo ischemico, causate cioè dal mancato o ridotto afflusso di sangue alle estremità; si procede con tecniche chirurgiche (by-pass) o endovascolari (angioplastiche) che consentono la rivascolarizzazione. In ogni caso occorre rimuovere i focolai di infezione in maniera chirurgica. Oggi disponiamo del bisturi ad acqua ad alta velocità (idrobisturi), strumento che consente una toilette accurata, indicato per la rimozione del tessuto necrotico al fine di ottenere una lesione pulita e predisposta alla guarigione. Si possono utilizzare apparecchi a pressione negativa che, creando il sottovuoto, permettono di contribuire all’eliminazione dell’infezione favorendo la chiusura delle lesioni, e i sostituti dermici ed epidermici che consentono, nella fase di ricostruzione dei tessuti, di riempire e rimodellare le parti asportate. L’ossigenoterapia iperbarica è fondamentale in talune situazioni dove siano presenti nelle lesioni agenti infettivi particolari. Una parte importante della cura viene svolta con l’applicazione di medicazioni tecnologiche e per questo definite “avanzate” (schiume di poliuretano, alginati, idrogel, ecc.) che possono anche essere associate a disinfettanti locali a base di argento”. “L’azienda ospedaliera S. Anna e S. Sebastiano di Caserta è all’avanguardia nel trattamento delle lesioni cutanee gravi e del piede diabetico, avendo a disposizione oltre un’unità operativa dedicata, anche un team di specialisti (chirurgo vascolare, diabetologo, iperbarista, ortopedico e fisioterapista) che può occuparsi del paziente a 360 gradi. Vorrei sottolineare – conclude il dottor Coppola – nell’ambito del cosiddetto trattamento multidisciplinare, l’importanza della collaborazione tra i vari specialisti con i medici di famiglia nonché il ruolo dell’A.D.I. (Assistenza Domiciliare Integrata) e quello degli infermieri dedicati, che spesso diventano il primo riferimento del paziente”. “Solidarietà sociale nei confronti dei pazienti, ricerca scientifica e assistenza clinica sono i principali obiettivi dell’A.I.U.C. – aggiunge il prof. Giorgio Guarnera, presidente dell’associazione e responsabile dell’unità operativa di Chirurgia Vascolare delle lesioni ulcerative presso l’Istituto Dermopatico dell’Immacolata (IDI) di Roma –in particolare è in corso di preparazione un documento sui percorsi integrati ospedale-territorio-domicilio, che sarà presentato nel corso di una manifestazione prevista a fine anno e l’A.I.U.C. si è proposta di tracciare i criteri per l’accreditamento di operatori e centri dedicati alla Vulnologia per offrire un modello operativo di appropriatezza clinica, tecnologica ed etica che permetta di ottimizzare le risorse nell’interesse prioritario dei pazienti”.

 

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