“Il fenomeno dello sversamento abusivo di rifiuti pericolosi nelle campagne della Campania, in particolare tra Napoli e Caserta, ha causato e sta causando danni irreparabili alla salute delle popolazioni di questo territorio, in particolare l’area di Giugliano (tra cui anche Villaricca, Qualiano, ecc.), l’area dell’agro aversano e del litorale domizio (in particolarmodo Castelvolturno)”. Lo dichiara in una nota Alessandro Gatto, responsabile rifiuti del Wwf nell’agro aversano.

“Quello – continua –  dei rifiuti, si sa, è un affare di milioni di euro, soprattutto quando si tratta di rifiuti tossico-nocivi prodotti da industrie, per lo più del nord Italia e del centro-nord Europa, che non intendono smaltirli seguendo le vie legali, troppo costose, e che si sono affidati da circa 25 anni a questa parte e che probabilmente si affidano tuttora ai cosiddetti ecomafiosi, cioè i criminali dell’ambiente, che hanno compromesso seriamente la salute dell’ ambiente e quindi di tutte le persone e di tutti gli esseri viventi che si trovano soprattutto nel territorio dell’agro aversano e dell’area giuglianese. Infatti il territorio a nord di Napoli è pieno zeppo di tonnellate e tonnellate di rifiuti pericolosi per la salute dell’ambiente, degli esseri umani e degli animali e piante che ci vivono. Secondo le indagini degli inquirenti i territori suddetti costituiscono le localizzazioni più estese e più pericolose di tutta Italia. Nel solo territorio dell’agro aversano e del litorale domizio si contano più di 163000 (centosessantatremila) aree inquinate. Si tratta di una rete di suoli, di cave, ed altri siti usati come discariche illegali dove sono sversati e molto spesso bruciati rifiuti solidi di ogni genere, insieme a rifiuti di estrema pericolosità, senza che vi sia alcuna coibentazione idonea, tesa ad evitare che venissero contaminate le falde acquifere e i suoli circostanti gli scarichi abusivi. Alcune delle sostanze tossiche sversate nell’ ambiente sono: polveri da abbattimento dei fumi dell’industria siderurgica e metallurgica, ceneri da combustione olio minerale, morchie oleose, morchie di verniciatura, pitture e vernici di scarto contenenti solventi organici alogenati e non alogenati, fanghi di trattamento delle acque di processo di depurazione di industrie chimiche ed acque reflue industriali, inchiostri da scarto, melme acide, fanghi di potabilizzazione e chiarificazione delle acque e l’elenco potrebbe ancora continuare a lungo, includendo probabilmente anche rifiuti radioattivi e di pericolosità estrema. Le vittime di tutto questo losco affare sono l’ambiente massacrato da un lato e le persone avvelenate dall’ altro. Il territorio interessato dalle bombe ecologiche delle cave e dei laghi artificiali ricolmi di rifiuti ha subito profonde modifiche ecologiche e strutturali che non verranno certo risanate in tempi brevi. Si tratta soprattutto di falde acquifere inquinate da veleni (metalli pesanti, idrocarburi, sostanze non biodegradabili e persistenti nelle catene alimentari, come ad esempio le policlorodibenzodiossine, i policlorodibenzofurani, policlorobifenili, ecc.) che non si sa nemmeno con esattezza quali effetti negativi possono sviluppare ai danni della salute di tutti gli esseri viventi (esseri umani inclusi ovviamente). Molti di questi agenti inquinanti presenti nel territorio dell’agro aversano hanno un alto potere mutageno (che induce mutazioni del codice del DNA), cancerogeno (che induce la formazione di cancro) e teratogeno (che induce malformazioni fetali). Sono stati condotti degli studi (studio sull’incidenza dei tumori in Provincia di Caserta, commissionato dalla Protezione Civile, ed eseguito dall’ Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), dall’Istituto Superiore di Sanità, dal Consiglio Nazionale Ricerche (CNR), dall’Agenzia Regionale per l’Ambiente della Campania (ARPAC) e dall’Osservatorio Epidemiologico Regionale) in cui si è messo in evidenza che le popolazioni che vivono nella parte meridionale della Provincia di Caserta (l’agro aversano appunto) ed alcuni comuni della parte nord della Provincia di Napoli si caratterizzano per un elevato livello di mortalità per tumore dello stomaco, dei reni, del fegato, della trachea, dei bronchi e dei polmoni. Si nota, inoltre, sia negli uomini, sia nelle donne, un aumento esponenziale del rischio di mortalità e di morbilità per neoplasie. In alcuni comuni della Provincia di Caserta (lo studio non cita tutti i comuni dell’agro aversano ma indica con il comune di Aversa coinvolti tutti i comuni dell’agro (oltre lo stesso comune di Aversa) che sono direttamente confinanti con Aversa, quindi Frignano, S. Marcellino, Trentola Ducenta, Lusciano, Parete, Carinaro, Teverola, Casaluce, Gricignano d’Aversa, Cesa) si registra un aumento del rischio di contrarre una patologia tumorale del 19% negli uomini e del 23% nelle donne. Lo studio precisa che l’aumento dell’insorgenza di alcuni tipi di tumori in particolare che si registra in queste zone è direttamente riconducibile alla presenza di inquinamento dovuto a discariche illegali di rifiuti industriali pericolosi e di pratiche di smaltimento illegali, come l’ incenerimento in aperta campagna, che sono frequentissime in questo territorio. Per questi motivi chiediamo a Governo Nazionale di non procastinare oltre l’inizio di un serio piano di bonifiche integrato anche dall’introduzione mirata e ragionata dell’agricoltura cosiddetta “NO FOOD”, cioè agricoltura non più destinata all’alimentazione umana o animale. Un validissimo esempio è rappresentato dalla CANAPA che può trovare innumerevoli utilizzi nel campo industriale. In questo modo si può favorire anche una parziale bonifica dei suoli inquinati ed al contempo si evita che le sostanze inquinanti continuino a finire sulle nostre tavole”.

 

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