35 tappe, oltre 70 tra associazioni, cooperative e organizzazioni coinvolte, 21 comuni interessati, migliaia di chilometri percorsi. E ancora più di 100 ospiti, decine di incontri, spettacoli, concerti, centinaia di persone incrociate nel corso di ogni appuntamento, i cittadini dei luoghi dove si è tenuto il festival e i tanti ragazzi giunti da tutt’Italia per i campi estivi. Tutto sui beni confiscati alla criminalità organizzata tra le province di Napoli, Caserta e Avellino e, quest’anno, anche con una giornata extraregionale, a Pistoia, e un evento straordinario (l’unico non realizzato su un bene confiscato) nell’ex manicomio civile di Aversa. Si sono aperti quattro beni rimasti chiusi in questi anni (a Quindici, Teverola, Secondigliano, San Felice a Cancello), si è lanciata una campagna progetto per il riutilizzo de La Balzana a Santa Maria La Fossa, si sono denunciati il malaffare, l’inerzia e la troppa burocrazia che ancora ostacolano la piena restituzione dei patrimoni sottratti ai clan, si è guardato alle forme di resistenza alla devastazione ambientale e alle possibilità fattive di rilancio economico e culturale del territorio. E poi ancora, come segno concreto della sostenibilità dei progetti di economia sociale che si stanno sviluppando, è stato inaugurato il primo impianto di trasformazione biologica su bene confiscato in Italia, a Maiano di Sessa Aurunca, destinato ai prodotti agricoli dei terreni confiscati e non solo. I numeri e il programma del Festival dell’Impegno Civile – Le terre di Don Peppe Diana, la prima manifestazione nazionale interamente realizzata su ville, terreni, appartamenti una volta appartenuti ai clan, fotografano una realtà in grande fermento, certo di persistenti difficoltà, ma anche un’occasione reale, concreta, di riscatto culturale e sociale, un modello nuovo di sviluppo, sostenibile e inclusivo..
Sabato il ritorno sul bene confiscato “Alberto Varone” a Maiano di Sessa Aurunca per l’ultima tappa di questo giro del bene promosso dal Comitato Don Peppe Diana e da Libera Coordinamento Provinciale di Caserta grazie al sostegno della Fondazione Mario Diana, delle imprese antiracket “Ponte a Mare” e “Bambusa. Birre dal mondo”, dell’azienda Flyber. Dalle 18,00 l’incontro con i diversi protagonisti di questa settima edizione e con quanti, del Comitato Don Peppe Diana, sono di ritorno da Pisa, dove hanno raccontato queste esperienze alla “Route nazionale” degli scout, molti dei quali, a loro volta, hanno attraversato in queste settimane i beni confiscati campani. A seguire “Incanto Civile”, spettacolo di teatro-canzone di e con Alfonso De Pietro. Quindi una serata di festa tra degustazioni, canti e danze della tradizione popolare campana con la maestra Elizabeth Stacy.
«Un’edizione importante che, nel ventennale dell’uccisione di Don Peppe, ci racconta un’Italia e una Campania diverse, che non si arrendono alla banalità del non può essere altrimenti, che sono capaci di affrontare e superare i tanti ostacoli che ancora si frappongono alla piena restituzione dei beni confiscati alla cittadinanza» affermano i promotori del Festival «A fronte della scarsità di risorse disponibili, grazie soprattutto all’entusiasmo delle tante organizzazioni e dei tanti volontari che tappa per tappa, comune per comune, hanno voluto contribuire a realizzare questa manifestazione, siamo riusciti a costruire un viaggio straordinario. E se sabato ci prendiamo un po’ di riposo, già siamo pronti a progettare la prossima edizione. Perché» concludono «siamo in cammino per costruire le Terre di Don Peppe Diana, e il cammino si fa solo camminando».
Iniziato l’undici giugno, questo evento unico nel panorama nazionale, ha incontrato soprattutto tante Storie PerBene. Conosciute o meno, di persone, gruppi, luoghi, esperienze che hanno lasciato un segno di significato e valore, sono la traccia più importante di questa VII edizione. A Quindici, a Teano, a Casapesenna e Castel Volturno, passando per Casal di Principe, San Cipriano, Ercolano, Napoli, Trentola, Caserta, più di ogni altra cosa, sono emerse proprio le storie di tante persone comuni che, dai beni confiscati e non solo, hanno creato nuovi, forti, percorsi di comunità. Storie piccole, quotidiane, di azioni concrete che suppliscono all’assenza dello stato, allo smantellamento del welfare, alla mancanza di progetti seri di sviluppo. Storie che disegnano la possibilità di un tempo nuovo, diverso, capace di riscoprire bellezza e valore delle nostre terre.