CASERTA – Come è successo nelle città di tutt’Italia, anche a Caserta questa mattina molte scuole sono rimaste chiuse per lo sciopero nazionale della FLC CGIL, e in quasi tutta la provincia l’adesione del personale è stata significativa. Sfidando il maltempo, infatti,
un lungo e composto corteo, fatto di studenti, docenti e personale Ata, partendo da Piazza Ferrovia si è snodato per le strade principali della città, raggiungendo Piazza Redentore, mentre una delegazione guidata dal segretario generale confederale Camilla Bernabei e dal segretario generale di categoria della Flc Enrico Grillo, raggiungeva il Prefetto per rappresentargli le condizioni in cui versa la scuola, in particolare a Caserta, alla luce anche delle recenti novità incluse nella Legge di stabilità, riguardanti l’aumento di un terzo dell’orario di lavoro a parità di salario per i docenti delle scuole secondarie. Con l’inserimento di tale provvedimento, infatti, a Caserta si prevede un’ulteriore perdita di posti di lavoro per la classe docente, quantificabile in 2000 – 2500!
I rappresentanti sindacali, quindi, hanno esposto ancora una volta tutti i disagi vissuti dalla popolazione scolastica provinciale, che, oltretutto, a causa delle disfunzioni dei trasporti pubblici, non può avvalersi neppure della possibilità di raggiungere le scuole senza disagio dai paesi decentrati. E così si è parlato dei tantissimi problemi che non accennano ad una risoluzione ma aprono a tempi peggiori considerando che in certi casi basterebbe poco, come a Santa Maria Capua Vetere dove per attivare il tempo pieno in due circoli didattici basterebbe l’inserimento di solo 4 docenti! La constatazione amara, quindi è che in molte situazioni, ripetutamente segnalate dal sindacato dei lavoratori della conoscenza, basterebbe un po’ di volontà politica e un briciolo di buon senso per migliorare e rendere più efficienti le scuole, per sbloccare le immissioni in ruolo di docenti e ATA e per ridurre e poi cancellare il precariato. Non si può, quindi sottostare ancora ad un atteggiamento di totale indifferenza del governo verso problemi tutt’altro che inconsistenti, affinché la musica per la scuola cambi.
Al momento si deve solo prendere atto che il nuovo governo sta utilizzando il vecchio spartito, che non prevede alcun investimento aggiuntivo per l’istruzione. È ora, quindi, di cambiare musica e continuare a far sentire alta la voce di tutti, contro la cosiddetta spending review che non razionalizza la spesa pubblica, ma taglia nei settori decisivi per l’eguaglianza dei diritti, come i comparti della conoscenza e la sanità. Occorre soffermarsi sulla mortificazione dei lavoratori e del lavoro pubblico, come con il passaggio forzoso dei docenti inidonei per salute nei ruoli del personale ATA, l’avventurismo dell’utilizzo dei docenti in esubero su altri insegnamenti anche se sprovvisti del titolo abilitante, con gravi danni all’efficacia dell’azione educativa e alle aspettative dei precari. Considerare il divieto di monetizzazione delle ferie, e le conseguenze di provvedimenti che continuano a indebolire la scuola pubblica, aggravano le condizioni di lavoro, riducono l’occupazione, licenziano i precari. La spending review, nella prossima fase prevede ancora tagli di 200 milioni per la scuola, riduzione dei diritti contrattuali, aumento dei carichi di lavoro, licenziamento di altre migliaia di precari (ipotesi di innalzamento dell’orario settimanale del personale docente a titolo gratuito). Gli stipendi, inoltre, sono congelati e la cancellazione dei gradoni per gli immessi in ruolo è inaccettabile come lo è il blocco degli scatti di anzianità, (una vera e propria emergenza salariale).
È dunque necessario far sentire con insistenza e con forza la voce dei lavoratori della scuola, affinché si pervenga ad una politica scolastica che riconsegni dignità e ruolo alla scuola pubblica e valorizzi il lavoro del personale; affinché venga rinnovato il Contratto di lavoro nazionale (non si può bloccarlo per cinque anni) e vengano restituiti gli scatti di anzianità; affinché vengano erogate risorse certe per retribuire chi si assume responsabilità e fa il proprio lavoro (ore eccedenti, funzioni superiori, incarichi ai Dsga, …). Ciò che si chiede, sono risorse legittime, adeguate ad una scuola di qualità. Insomma, una vera e propria Inversione di tendenza: un progetto serio per la qualificazione dell’istruzione e la valorizzazione di chi ci lavora; Un serio piano di riequipaggiamento per tutte le scuole; Un piano nazionale straordinario per l’edilizia scolastica. Restituzione dei residui attivi alle scuole; Organici funzionali e stabili. Restituzione di risorse di organico per garantire sicurezza, vigilanza, assistenza nei laboratori e funzionalità delle segreterie, classi non superaffollate. L’effettuazione delle assunzioni a tempo indeterminato per il personale ATA ancora bloccate; Un piano per le immissioni in ruolo che esaurisca in tempi certi le graduatorie dei precari; Una programmazione della rete scolastica legata alla qualità del territorio e che duri nel tempo; Un dirigente e un direttore in ogni scuola autonoma in pianta stabile; La modifica della legge sulle pensioni per prevedere deroghe per le specificità della scuola.