AVERSA – Creare un fronte comune, percorrere la strada della partecipazione civile, stimolare le istituzioni e le rappresentanze di categoria ad essere più presenti, invocare una piena e corretta informazione: sono queste le quattro direttrici essenziali emerse ieri sera, lunedì 12 agosto, in occasione del primo incontro tra il Vescovo di Aversa, Mons. Angelo Spinillo, con i Responsabili degli Uffici della Curia, e un gruppo di agricoltori del territorio.
Il confronto è nato dalla necessità di ascoltare ed analizzare insieme, per comprendere meglio l’altra faccia della piaga ambientale che, da anni, devasta la cosiddetta “Terra dei fuochi” e l’agro aversano: il dramma degli agricoltori, “innamorati della loro terra” e costretti ad assistere inermi al crollo delle vendite dei loro prodotti. Colpa, a loro dire, della pressoché totale inesistenza delle istituzioni e degli organi preposti al monitoraggio del suolo e al controllo dei siti potenzialmente inquinati.
Gli operatori del settore, pretendono certezze, si dicono sfiancati da contorti meccanismi burocratici che, per elaborare la necessaria certificazione dello stato di salute dei suoli, impongono analisi urgenti e complesse i cui risultati, tuttavia, impiegano troppo tempo per essere resi pubblici, lasciando ogni cosa nell’attesa più lacerante e alimentando quel clima di sospetto che impedisce ogni sviluppo. “Dopo il disastroso andamento delle vendite estive e con l’autunno alle porte, ancora oggi non sappiamo come regolarci: sarà opportuno investire nella semina senza avere garanzie sul raccolto? E se, com’è accaduto, dovessero sequestrare terreni non avvelenati? Chi ci ripagherà degli incalcolabili danni in termini di produzione, ma soprattutto di immagine e credibilità?”
Un dramma nel dramma, dunque, che la Chiesa diocesana prende in grande considerazione. Per il Vescovo di Aversa si tratta di “un tema di straordinaria importanza che investe anche la visione del nostro futuro. Abbiamo il compito di riflettere per capire in che modo far crescere questo territorio, sostenere la sua vocazione agricola e valorizzarne il patrimonio”. La tensione cresce, le rispettive preoccupazioni di agricoltori e consumatori sono legittime, ma i toni vanno stemperati: per questo, la diocesi intende mettere a disposizione di tutti il proprio ruolo di interlocutore autorevole, per stimolare un fattivo dialogo con le istituzioni.
E allora, sì alle analisi accurate, ma in tempi certi. E più spazio alla corretta informazione, alla divulgazione dei dati, alla smentita o rettifica di notizie parziali o false. “Nell’immediato, chiediamo che vengano resi pubblici in tempi accettabili i risultati delle analisi recentemente effettuate: è un passaggio doveroso proprio per fare chiarezza sulla bontà o meno delle aree sottoposte a valutazione. Ma bisogna adottare una mentalità più matura – avverte Mons. Spinillo – perché da soli non si va da nessuna parte, mentre insieme si può acquisire compattezza e agire con maggiore determinazione. La Chiesa, che ha avviato un dialogo costruttivo con il territorio, continuerà ad essere presente, sollecitando tutte le realtà della vita sociale e tutti gli enti preposti”.