Le federazioni della Funzione Pubblica della Cisl Campania e di Napoli, guidate rispettivamente da Lorenzo Medici e Luigi D’Emilio, hanno presentato un esposto-denuncia alla Corte dei Conti, con il quale chiedono la convocazione del presidente della Regione De Luca, e dei direttori generali della Tutela della Salute Antonio Postiglione e dell’Azienda dei Colli Maurizio Di Mauro al fine di accertare un danno erariale per lo spreco di ingenti risorse pubbliche causato dall’acquisto di una sala operatoria prefabbricata da destinare all’ospedale Cotugno con procedura di somma urgenza ed in deroga alle autorizzazioni previste, mai utilizzata a distanza di circa 2 anni dalla decisione. Si tratta di un container attrezzato per effettuare tutti gli interventi chirurgici non differibili ai pazienti affetti da malattia covid-19, utile a mantenere all’interno del Corpo G tutto il percorso che riguarda il paziente, dall’ambiente operatorio alla terapia intensiva alla degenza post-operatoria, per una spesa di 488 mila euro più Iva. È un modulo di 5 metri per 14 corredato di locale di preparazione del chirurgo e di preanestesia e risveglio, e di un tavolo a colonna mobile e piano trasferibile per la chirurgia, attrezzato con gli strumenti del caso. La Cisl sottolinea che ultimata la procedura prevista dalla legge con il perfezionamento del contratto e la successiva acquisizione della struttura al patrimonio del Cotugno tutto si è fermato. Per il leader Fp campano Medici siamo di fronte ad un lapalissiano spreco di danaro pubblico conseguenza di inefficienza, inadeguatezza organizzativa e negligenza manageriale. Per questi motivi, aggiunge il segretario generale di Napoli D’Emilio, «ci riserviamo di costituirci parte civile nell’eventuale, successivo procedimento penale; è una battaglia di trasparenza, e non accetteremo intimidazioni».
A seguito dello scoppio della pandemia, venne chiusa la sala operatoria del Cotugno utilizzata nel 90% dei casi per gli ammalati di Aids, per ristrutturarla e renderla più efficiente e funzionale alle esigenze mediche. Da allora non è più stata riaperta e si è tuttora in attesa dei lavori da fare. Nel frattempo, lo stesso container non è mai stato messo in funzione, nonostante una spesa di 600 mila euro, cui si sono aggiunte altre somme per ulteriori lavori necessari, alla luce dei rilievi sull’inadeguatezza dell’impianto mossi direttamente dal direttore sanitario un anno dopo l’acquisto. «Una montagna di denaro pubblico – conclude la Fp – senza offrire alcun servizio ai cittadini. Uno scandalo di cui qualcuno dovrà pur rispondere in tutte le sedi».