Dopo il calo registrato nel mese di maggio, il gelato italiano segna una netta ripresa tra la fine di giugno e l’inizio di luglio, con una crescita del 12-13%. Il maltempo ha fatto crollare a maggio il consumo di gelati del 50%, condizionando negativamente l’attivita’ delle quasi 40.000 gelaterie italiane dove sono occupate circa 90.000 persone, come sottolineato dalla Coldiretti. A rischio c’e’ un fatturato da 2 miliardi di euro con i lavoratori dell’intera filiera, dalla stalla al cono, che riguarda ben 220mila tonnellate di latte, 64mila di zuccheri, 21mila di frutta fresca e 29mila di materie prime per creme e paste utilizzate per la produzione di gelati artigianali.
La spesa media per il gelato, secondo la Coldiretti, e’ prevista in calo rispetto agli 81 euro del 2012. Il primato di spesa per persona, par a 67 euro all’anno, va ai single con meno di 35 anni, seguiti dalle giovani coppie senza figli (43 euro a testa), mentre le coppie con figli ne spendono 33. Tra i gusti di gelato i preferiti continuano ad essere i classici cioccolato (27%), nocciola (20%), limone (13%), fragola (12%), crema (10%), stracciatella (9%), pistacchio (8%). Il gelato, sempre secondo la Coldiretti, ha registrato un’impennata a giugno, in concomitanza anche della prima ondata di caldo della stagione. Il mese si e’ aperto registrando la quota 4 italiani su 10 che non rinunciano al gelato, per un totale di 23 milioni di consumatori regolari di coni o coppette durante l’estate.
Secondo gli studi del Fipe, in collaborazione con Confcommercio, sono oltre 19.000 a gennaio 2013 le imprese che svolgono attivita’ di gelateria e pasticceria attive in Italia, mille in piu’ rispetto a un anno fa. Il numero di addetti puo’ essere stimato attorno alle 50.000 unita’. La Lombardia detiene il record con 2.535 imprese, il 12,9% del totale nazionale. Il settore e’ cresciuto in un anno del 3,9%, con un incremento maggiore di quello nazionale che registra +2,3%. Tra le regioni che crescono di piu’ l’Umbria (+7,7%), la Valle d’Aosta (+4,9%) e il Veneto (+4,5%). Tra le province in testa, Roma con 1.345 imprese (6,9% del totale italiano), Napoli con 1.031 (5,3%), Torino con 787 attivita’ (4%) e Milano con 706 imprese (3,6%). Il 52% del consumo e’ concentrato nelle regioni del Nord, dove il prodotto viene acquistato con costanza durante tutto l’anno. Invece al Sud, dove si consuma il 30% del gelato italiano, le vendite sono concentrate nel periodo estivo. Nell’Italia centrale si consuma il 18% di gelato. Il consumo si sta pero’ destagionalizzando, anche se i picchi si concentrano sempre in corrispondenza della stagione estiva. Il consumo del gelato artigianale, secondo il Fipe, e’ di circa 165.000 tonnellate, poco piu’ di 2,7 chilogrammi pro capite/anno, per un giro di affari stimato in 2,5 miliardi di euro, che arrivano a 3,2 miliardi se si aggiunge il valore della macchine e delle attrezzature, considerando che un laboratorio puo’ costare fino ai 100-200mila euro.
Il prezzo del gelato artigianale, nel corso del 2012, e’ cresciuto del 3,2%, due decimi di punto al di sopra del tasso di inflazione generale. Il gelato industriale ha fatto registrare un aumento di poco superiore, del 3,3%. “La tendenza e’ positiva -commenta Claudio Pica, segretario dell’associazione italiana gelatieri Siga- stiamo aprendo un sacco di punti vendita in tutta Italia. Dopo la brutta stagione di maggio, dove abbiamo registrato una perdita del 50%, ora stiamo recuperando”. Pica ha sottolineato che negli ultimi due anni “hanno aperto 100 nuovi punti vendita solo a Roma, considerando solo il gelato artigianale. Bisogna sottolineare -continua il segretario- che sono punti per la sola vendita, con un laboratorio centrale che distribuisce”. Pica ha sottolineato come la crescita delle imprese di gelato artigianale si oppone invece al calo di quelle commerciali. “Il settore tiene, nonostante la crisi -conclude Pica- come ha dimostrato il 18% in piu’ di partecipazione al Sigep a Rimini quest’anno. L’unica cosa che andrebbe fatta e’ un miglioramento della qualita’, perche’ se vogliamo essere maestri ci dobbiamo impegnare a livello professionale, anche con corsi di aggiornamento”.