Regista surreale e garbato, Giuseppe Bertolucci ha saputo amalgamare nei suoi film l’ispirazione piu’ intimistica e familiare del padre, il poeta Attilio amico di Pier Paolo Pasolini, e il guizzo lucido e a volte crudele presente nelle opere del fratello maggiore Bernardo. Nato a Parma nel 1947, Giuseppe si e’ inizialmente interessato di pittura e poi ha collaborato alla sceneggiatura di ‘Novecento’ (Atto primo e secondo) nel 1976; quindi ha diretto nel suo primo film da regista un giovanissimo Roberto Benigni (‘Berlinguer ti voglio bene’, 1977).
E’ stata la volta poi di ‘Oggetti smarriti’ (1980), in cui ha manifestato la predilezione per un cinema surreale e grottesco. Dopo ‘Segreti segreti’ (1984), lucido e penetrante film sul terrorismo, ha realizzato ‘Tuttobenigni’ (1986, antologia delle esibizioni riprese dal vivo di R. Benigni), ‘I cammelli’ (1988, con Diego Abatantuono e Paolo Rossi), ‘Strana la vita’ (1988), ‘Amori in corso’ (1989), un episodio del film ‘La domenica specialmente’ (1991). E ancora: ‘Troppo sole’ (1994, con una camaleontica Sabina Guzzanti) e ‘Il dolce rumore della vita’ (1999), tutte opere attraversate dalla sottile vena di assurdo che ha caratterizzato tutta la sua produzione. Nel 2001 ha girato ‘L’amore probabilmente’ e poi ‘Luparella’ (2002) e ‘Pasolini prossimo nostro’ (2006) e il documentario ‘La rabbia di Pasolini’ (2008), di cui e’ stato anche produttore. Nel 2010 e’ tornato alla regia teatrale con ‘L’ingegner Gadda va alla guerra o della tragica istoria di Amleto Pirobutirro’, che gli e’ valso il Premio Ubu. Per molti anni fu presidente della Cineteca di Bologna.