Api, vespe e calabroni uccidono almeno 10 italiani all’anno, stroncati da uno shock anafilattico letale dopo la puntura. Degli oltre 5 milioni di connazionali che ogni anno vengono colpiti da un pungiglione, solo l’1% e’ allergico al veleno iniettato e soltanto una stretta minoranza rischia la morte.
Come invece e’ accaduto oggi a un uomo di 46 anni a Genova, e nei giorni scorsi a un 53enne deceduto all’ospedale San Luigi di Orbassano (Torino). “Sono casi rari, ma sicuramente sottostimati”, ricorda all’Adnkronos Salute Domenico Schiavino, responsabile del Servizio di allergologia del Policlinico Gemelli di Roma “I dati ufficiali parlano infatti di 7-10 vittime l’anno, ma l’impressione e’ che a livello nazionale le morti siano ben superiori”, forse anche piu’ del doppio. Negli accessi al pronto soccorso, pero’, si osserva un calo costante. “Negli ultimi 2-3 anni le persone che vediamo sono diminuite – riferisce Schiavino – Se prima eravamo intorno ai 200 casi sospetti di allergie al veleno di insetti, quest’anno siamo a circa 170”. Il motivo? “Prevalentemente ambientale. Ci sono dei tipi di insetti, api o vespe, che prima erano presenti in Italia e che ora sono emigrati in Nord Africa”. In caso di grave allergia al veleno iniettato dall’insetto, la sopravvivenza e’ anche una questione di tempo: “In presenza di una reazione estesa alla puntura, che interessi per esempio tutto un arto, un apparato o l’intero organismo – raccomanda Schiavino – e’ fondamentale rivolgersi subito al pronto soccorso piu’ vicino per la terapia d’emergenza” a base di adrenalina, cortisone e antistaminici. “Se oltre al classico ponfo compaiono quindi prurito diffuso, difficolta’ respiratorie o altri sintomi sistemici, e’ fondamentale recarsi in ospedale per un’osservazione. Ci sono casi di grave shock in cui la morte puo’ sopraggiungere in 10 minuti”, avverte lo specialista. Nell’80% dei casi, comunque, l”incontro’ con l’insetto provoca un doloroso, ma passeggero e lieve disturbo. Per 2 persone su 10 la reazione alla puntura puo’ invece essere piu’ forte, e provocare gonfiori e dolore. Ma a correre i rischi piu’ gravi e’ una piccolissima percentuale. Di allergici e non solo, avvertono gli esperti, perche’ nel caso di piu’ punture anche i non allergici possono avere conseguenze serie. Vespe, api e calabroni hanno infatti hanno un veleno particolarmente abbondante. E nelle persone gia’ punte possono lasciare un ‘ricordo immunologico’ che puo’ portare a crisi anafilattiche. Le persone a rischio, soprattutto se vivono in campagna, possono difendersi con un vaccino desensibilizzante, consigliato a chi ha gia’ avuto reazioni estese e ha scoperto di essere allergico. In genere occorre un trattamento di 5 anni per guarire, ma in genere per essere sicuri si pratica una puntura sotto controllo medico. Ed ecco i suggerimenti dell’allergologo: – COSA FARE DOPO UNA PUNTURA – In casi normali l’esperto consiglia impacchi di ghiaccio, creme al cortisone e antistaminici per bocca. Quando pero’ la reazione e’ ‘esagerata’ e’ necessario rivolgersi al pronto soccorso. Fortunatamente “un allergico sa come regolarsi. E se e’ vero che alla prima puntura sono frequenti i casi di soccorso tardivo, dalla seconda in poi in 5 minuti il paziente arriva in ospedale”, assicura Schiavino. Ricordando che “agli allergici piu’ gravi, dietro indicazione dello specialista, il Ssn dispensa gratuitamente l’autoiniettore di adrenalina come intervento di emergenza contro lo shock”. – COME DIFENDERSI – In bici o moto sono da evitare vestiti ampi e aperti: possono ‘catturare’ insetti che, prigionieri, cominciano a pungere all’impazzata. Non raccogliere mai da terra la frutta marcia, potrebbe essere ‘abitata’ da un insetto . Occhio quando si butta la spazzatura: le vespe amano gli odori nauseabondi. Evitare di mangiare in spiaggia o all’aria aperta, in zone calde o in campagna. Attenzione, in fine, ai bordi delle piscine.