Una nube bianca di cocaina avvolge la città eterna: è Roma, infatti, la città italiana con i più alti consumi di questa sostanza, e non Milano come comunemente si pensa. La capitale politica coincide con la capitale della “coca”. Al secondo posto si colloca Napoli, e solo al terzo posto troviamo Milano. Il “primato” è stato reso noto oggi dal capo del Dipartimento nazionale politiche antidroga, Giovanni Serpelloni, che ha voluto anticipare qualche aspetto della Relazione al Parlamento 2013 che sarà resa pubblica nelle prossime settimane.
I dati sono stati elaborati dal Dipartimento e dall’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri sulla base dell’analisi delle acque reflue, cioé delle fogne. Un’analisi dalla quale risulta che nel 2012 la quantità di cocaina rintracciata in Italia è aumentata dopo un calo dell’anno precedente, e che la concentrazione è molto più alta nelle regioni del Centro rispetto a quelle del Sud e del Nord. Un dato confermato dalle interviste effettuate dal Dpa, dalle quali risulta che i consumi sono più consistenti al Centro, per poi calare al Nord e ancora di più al Sud. Interessanti anche i dati sulla cannabis, che invece segnalano un primato di concentrazione nelle acque reflue al Nord, seguito dal Centro e quindi dal Sud; stesso andamento per i consumi. In generale, ha spiegato Serpelloni, nella Relazione si conferma il trend di diminuzione dei consumi di tutte le sostanze, per quanto riguarda la popolazione generale (16-64 anni), che dura dal 2008. La droga prevalente resta la cannabis, ma la maggior parte delle persone che usano droghe fanno anche abuso di alcol. Diverso è se si analizza solo la fascia di età 15-19 anni, cioé gli studenti, dove invece, come già reso noto nelle scorse settimane, il consumo di cannabis è in aumento. Si è infine invertita, anche se di poco, la tendenza registrata in Italia dal 1996 di una diminuzione dei decessi per overdose, prevalentemente di eroina: nel 2012 si sono verificati 390 casi a fronte dei 362 del 2011 (+7%). Umbria e le Marche le regioni più colpite, “probabilmente a causa dell’offerta particolarmente capillare e pesante. Dove c’é offerta si stimola la domanda, aumenta il numero dei consumatori e quindi il numero di morti” ha spiegato il capo del Dipartimento.