Quattro milioni di euro: questa è la cifra che complessivamente sborseranno i 69.000 aspiranti medici e odontoiatri che il prossimo 8 Aprile sosterranno il test d’ingresso nelle università pubbliche. A questa somma si aggiungono circa altri due milioni versati dai candidati, circa 15.000, che hanno partecipato alle prove di atenei privati come Campus BioMedico, Università Cattolica e del San Raffaele. Lo rivela un’analisi svolta dal portale specializzato Skuola.net, che ha analizzato i costi d’iscrizione richiesti dagli atenei pubblici e privati per i corsi di Medicina. Sebbene la graduatoria finale sia nazionale, il prezzo per partecipare è diverso in giro per lo Stivale. La forbice è compresa dai 10 euro di Milano Bicocca ai 100 euro di Torino, Napoli, Vercelli, Salerno. Richieste in genere allineate con quanto richiesto nel 2012, anche se non mancano rincari da record, come quello dell’Università Federico II che da quest’anno richiede 100 euro invece di 50. La Bicocca di Milano ha invece tagliato i costi accontentandosi della cifra quasi simbolica di 10 euro. Il prezzo medio si attesta, comunque, intorno ai 55 euro per le università pubbliche. Sfonda quota 100 in tutti gli atenei privati. Su questa base, ipotizzando che tutti i 69.000 iscritti sul portale Universitaly abbiano completato anche la procedura di pagamento, si può stimare dunque che nelle casse delle università pubbliche entrino poco meno di 4 milioni di euro. Al computo totale vanno poi aggiunti gli atenei privati, che sono solo tre ma portano a casa un bel gruzzoletto. Al San Raffaele di Milano i circa 4.000 candidati hanno dovuto sborsare una quota di 160 euro, per un incasso totale di oltre 650.000 euro; alla Cattolica di Roma gli oltre 8.000 candidati hanno messo sul piatto 120 euro, per un totale di oltre 950.000 euro; al Campus Biomedico gli oltre 3.000 candidati hanno contribuito con 130 euro alla causa per un totale di 390.000 euro circa. La maggior parte delle università – il 70% – accetta il pagamento online, includendo nell’opzione online anche gli strumenti di pagamento diversi dalla carta di credito ma che possono comunque essere gestiti tramite servizi di home banking come, ad esempio, i bollettini Mav (la metà degli atenei pubblici non indica una banca di riferimento). “Nonostante la graduatoria nazionale, che permette a uno studente di partecipare all’assegnazione dei posti virtualmente in ogni sede universitaria italiana, i test di ingresso continuano a costare in maniera diversa di città in città. Non si capisce il motivo – commenta Daniele Grassucci, responsabile Relazioni Esterne del portale Skuola.net – per cui in alcuni atenei il test costi 100 euro e in altri poco più di 30. Se questa cifra serve a coprire i costi vivi dell’organizzazione, allora bisognerebbe effettuare una spending review negli atenei più costosi. Altrimenti – conclude – vien da pensare che sia un’occasione per lucrare sugli studenti. Non a caso gli atenei privati risultano anche i più costosi dove tentare di entrare”.

 

 

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