È un marcatore importante per capire lo stato di salute dei singoli atenei italiani e, di certo, grazie a questo riferimento, i “Dipartimenti d’eccellenza” – realizzato da sette esperti dell’Agenzia pubblica Anvur – le università italiane ottengono extra finanziamenti utili al loro sviluppo. Il secondo quinquennio – 2023-2027 – dedicato all’analisi dei “Dipartimenti d’eccellenza”, dice che l’Università Statale di Milano è la più apprezzata per coerenza dei progetti valutati, loro fattibilità, contributo alla conoscenza generale e impatto all’interno di un cesto di 58 università coinvolte nel rapporto. Con 13 dipartimenti su 15 ammessi a finanziamento, la Statale è il primo ateneo italiano e aggiunge cinque ex facoltà allo “score”. Da Matematica a Scienze della terra a Bioscienze, dai tre dipartimenti medici a Scienze e politiche ambientali, la storica università milanese ottiene medie molto alte nei giudizi sulla ricerca e la didattica e il punteggio massimo per quanto riguarda il Dipartimento di Filosofia, “Piero Martinetti”. Il rettore della Statale, Elio Franzini, commenta: “Si tratta di un risultato eccezionale, raggiunto pur non avendo attivi al nostro interno i corsi nell’area di Architettura e Ingegneria. Un risultato che arriva dopo una serie di altri importanti riconoscimenti: il punteggio massimo ottenuto a seguito della visita di accreditamento Cev, la Commissione di accertamento della valutazione sempre dell’Anvur, quindi l’inserimento di ben 23 dipartimenti tra i migliori 350 nazionali e la recente notizia che colloca l’ateneo ai vertici nazionali per l’attrattività degli studenti fuori regione. Una conferma dell’eccellente formazione didattica e scientifica che la Statale mette a disposizione del territorio nazionale”.
I “migliori 350”, citati dal rettore, costituivano la prima fase, conclusa a maggio, di questo percorso per definire “i dipartimenti universitari più produttivi”. Al secondo posto, con 12 realtà ciascuna, dal 28 dicembre ci sono La Sapienza di Roma e la Federico II di Napoli. Entrambe mostrano crescite sostanziali: l’università romana, la più grande d’Europa, aggiunge quattro dipartimenti a quelli del quinquennio 2018-2022, l’ateneo di Napoli ben sette ai cinque che aveva. Quest’ultimo annovera sette dipartimenti, con 1.500 ricercatori all’interno, al primo posto nella propria aerea di competenza con il punteggio massimo. “La metà del nostro personale impegnato nelle attività di ricerca afferisce a un dipartimento di eccellenza”, sottolinea il rettore Matteo Lorito.
L’exploit di Milano, Roma e Napoli consente loro di superare le due università capofila della precedente tornata: Bologna e Padova. L’Alma Mater, che aveva 14 dipartimenti premiati e guidava la classifica, ne perde tre (ottenendo, comunque, 90,7 milioni di euro per i prossimi cinque anni). L’Università di Padova, che era seconda, perde due dipartimenti, ma riceve 90,9 milioni. I vertici di Bologna si consolano per l’arretramento con le notizie che arrivano dalle borse di studio collegate al Piano di ripresa e resilienza (Pnrr): l’ateneo ne riceverà in totale 254 di cui 172 in collaborazione con le imprese, “piazzandosi primo in Italia”. Queste borse valgono 10,08 milioni di euro. Dietro le prime cinque università, si segnalano l’Ateneo di Torino e la Bicocca di Milano con 8 dipartimenti a testa, quindi Trento, Firenze e Pisa con 7, e quest’ultima cresce di cinque. Ancora Verona e Pavia con 6. Tra le cinquantotto università che hanno almeno un dipartimento interno premiato, c’è da segnalare la significativa crescita di Parma: da uno a tre con nove facoltà, in tutto, attive. E la significativa regressione della Politecnica delle Marche, che da cinque dipartimenti passa a due. Non hanno più realtà finanziate, rispetto alla prima tornata: l’Università Stranieri di Siena, Cassino, Teramo, l’Università del Salento e quella della Calabria. Dei 180 finanziamenti, 100 vanno al Nord, 46 al Centro e solo 34 al Sud. La città di Milano ne prende 25, un settimo del totale. La Lombardia 35, il Veneto 22, la Toscana e il Lazio 20, l’Emilia Romagna e la Campania 19. La distanza tra le università settentrionali e le università meridionali si allarga. Ogni progetto – 306 quelli presentati – potrà contare su un finanziamento variabile fra uno e due milioni di euro. Il maggior numero di dipartimenti di eccellenza è presente nell’ambito delle Scienze mediche con 20 progetti approvati, dell’Ingegneria industriale e dell’informazione nonché di Scienze dell’antichità filologico-letterarie e storiche-artistiche con 19 progetti ciascuno ammessi a finanziamento. Seguono le Scienze economiche e statistiche con 18 progetti. I sette membri Anvur hanno valutato combinando il punteggio dell’Ispd, l’Indicatore standardizzato di performance dipartimentale (massimo 70 punti), con la valutazione (massimo 30 punti) per ciascuna delle 14 aree scientifico-disciplinari indicate dal Consiglio universitario nazionale (Cun).