«Sono contraria alla Dad perché ho toccato con mano in questi due anni un disagio emotivo e didattico enorme, per cui sono a favore della presenza al 100%. Dico però che rientrare in questa situazione significa non poter garantire una presenza adeguata e una didattica adeguata per i ragazzi». Così all’Adnkronos la professoressa Daniela Paparella, dirigente scolastico del liceo classico statale Adolfo Pansini di Napoli, nel giorno della riapertura dopo le festività natalizie. In Campania la riapertura è limitata alle scuole superiori, per effetto dell’ordinanza regionale che rinvia al 29 gennaio la ripresa della didattica in presenza per scuole dell’infanzia, elementari e medie, ma anche nei licei napoletani la riapertura è a singhiozzo, con moltissimi studenti che questa mattina hanno preferito non entrare in segno di protesta e che si sono aggiunti ai ragazzi positivi e in quarantena che non sarebbero rientrati in ogni caso. «Abbiamo dovuto fare la conta giorno e notte, festivi e feriali, dei positivi, di quelli che sono in quarantena, dei ragazzi da contattare perché vaccinati o non vaccinati – racconta Paparella – non sappiamo se possiamo chiedere se sono vaccinati e di conseguenza non possiamo controllare se devono essere in quarantena preventiva o meno. Ci sono veramente tante difficoltà, abbiamo assenti tra i docenti e soprattutto tra gli amministrativi. L’amministrazione è quasi fuori uso. Per il momento noi resistiamo, ma tanti altri dirigenti hanno l’impossibilità di far lezione perché molti docenti sono positivi. In questa situazione andare avanti è davvero complesso». A tutto ciò si aggiunge la mancanza di mascherine Ffp2: «Dal ministero non ci sono arrivate – spiega la dirigente del Pansini – ne abbiamo tantissime di chirurgiche, ma non sappiamo più cosa farne. Abbiamo fatto richiesta di Ffp2 durante le feste di Natale, ma il ministero non ce le ha ancora fornite».
Stessa problematica in un altro liceo storico napoletano, il Genovesi. Qui sono una quarantina gli studenti che hanno varcato le porte dell’istituto di piazza del Gesù Nuovo per fare ritorno in classe al termine delle feste natalizie. «Sono entrati in pochissimi perché c’è una manifestazione degli studenti delle scuole superiori parte online e parte in presenza, ma è anche vero che i numeri dei contagi si sono moltiplicati negli ultimi giorni», spiega Vittorio Delle Donne, dirigente scolastico di uno dei licei più prestigiosi di Napoli. «Abbiamo 6 classi in cui sono segnalati 3 o 4 contagi e le abbiamo messe immediatamente in Dad – racconta Delle Donne – poi abbiamo altre 8 classi in cui è stata segnalata la presenza di almeno 2 positivi e le abbiamo messe a distanza in parte. Questa è la situazione più complicata da gestire, perché la parte in presenza dovrebbe documentare in qualche modo di essere in regola con l’obbligo vaccinale o di essere guarita nei 120 giorni precedenti. Dovrebbe comunicarlo l’Asl, ma con l’esplosione dei contagi in corso è impensabile che possa inviare in tempo reale il tracciamento, quindi stiamo chiedendo un’autocertificazione». Secondo il dirigente scolastico del «Genovesi» sulla ripresa della scuola «tutta la tempistica è stata errata. Il decreto è stato approvato il 5 sera e pubblicato il 7 gennaio, di venerdì, le scuole hanno lavorato fra sabato e domenica contando sulla buona volontà dei professori, che non manca mai. La mia docente referente Covid ha fatto i salti mortali tra sabato e domenica per raccogliere tutte le segnalazioni». C’è poi la questione relativa alle mascherine Ffp2: «A noi non sono arrivate – fa sapere Delle Donne – ma anche quelle che dovrebbero arrivarci dal Ministero sono relative al personale docente e personale Ata a contatto con gli studenti esonerati dall’obbligo, quindi chi ha problemi respiratori o disabili. Ma si tratta di poche unità, il vero problema è quando avremo una classe in auto sorveglianza oppure per metà in presenza e i presenti avranno l’obbligo della Ffp2. Noi non siamo in grado di fornirle, stiamo aspettando 700 mascherine ordinate a metà dicembre ma serviranno per le piccole urgente, non pensavamo a un’esplosione del contagio così grande. Con quelle saremo in condizione di reggere 3 giorni». In queste condizioni, riflette Delle Donne, «forse avrei aspettato 2 o 3 settimane prima di riaprire, incentivando nel frattempo la vaccinazione degli under 18 in maniera massiccia e aspettando che passasse il picco. Mi rendo però anche conto che la didattica a distanza è stata davvero una brutta pagina, era l’unica soluzione in quel momento e non la disprezzo, ma gli alunni effettivamente ne sono usciti mal messi. Però forse sarebbe stato il caso di fare un sacrificio di 2-3 settimane a fronte di una maggiore tranquillità futura».