L’allattamento al seno fa bene al bambino, con effetti sullo sviluppo cognitivo misurati anche a sette anni di età e con una protezione data dal sistema immunitario della mamma che è impossibile da riprodurre artificialmente, ma anche alla donna, proteggendola da alcuni tumori. Eppure nel mondo solo il 38% delle donne riesce ad allattare al seno il proprio figlio, una percentuale che se portata al 50% salverebbe 220mila piccole vite.
Lo ricorda l’Organizzazione mondiale della Sanita’ (Oms), alla vigilia della settimana mondiale dedicata all’allattamento al seno che inizia il primo agosto. Tra l’altro, l’Oms individua anche nei comportamenti scorretti da parte dei produttori di latte artificiale una delle motivazioni alla base della bassa adesione a questa pratica salutare. Uno degli obiettivi dell’Oms è portare entro il 2025 al 50% la percentuale di mamme che allattano al seno nei primi sei mesi di vita del bambino, ora ferma al 38%; una mossa che, rilevano gli esperti, potrebbe salvare appunto 220mila bambini l’anno.
L’inizio dell’allattamento al seno entro un’ora dalla nascita riduce infatti il rischio di infezioni intestinali e abbassa di molto la mortalità del neonato persino quando la mamma è malata di Hiv o essa stessa malnutrita. Solo il 20% dei paesi, ricorda un rapporto pubblicato dall’agenzia in occasione dell’evento, che si chiude il 7 agosto, ha adottato il Codice sui sostituti del latte materno, che dovrebbe evitare le situazioni che in passato hanno portato ai primi boicottaggi commerciali.