Le recenti indagini diagnostiche su ”L’Adorazione dei Magi” di Leonardo da Vinci, il capolavoro incompiuto del 1481 custodito alla Galleria degli Uffizi, hanno fatto chiarezza ”su molte interpretazioni, generalmente non condivise dalla comunita’ degli studiosi” dell’artista rinascimentale che si erano diffuse a seguito delle precedenti analisi del 1992 e del biennio 2001-2002.

Lo sottolinea Cecilia Frosinini, vice-direttore del settore Restauro Dipinti dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, la ‘clinica dei quadri’, in un rapporto di sintesi delle operazioni di ricerca condotte all’Opificio stesso, dal novembre 2011 al settembre scorso, sulla tavola di legno dipinta dal Vinciano. Le indagini hanno di fatto smentito quelle interpretazioni che ipotizzavano che l”’Adorazione” fosse un originale leonardesco limitato al solo disegno preparatorio e che quello che si vede attualmente fosse, nella quasi totalita’, frutto di una ridipintura piu’ tarda. Le sofisticate analisi condotte confermano che l”’Adorazione” fu unicamente opera della mano dell’autore della ”Giocondap”. Dalle indagini e’ emerso che sullo strato di preparazione Leonardo esegui’, a mano libera, il disegno grafico preliminare a punta secca. Tiro’ le linee guidate di costruzione architettonica grazie all’ausilio di un chiodo che segnalava il punto di fuga (il cui foro e’ stato ritrovato in corrispondenza del tronco dell’albero centrale) della tavola. Leonardo raffermo’ poi il segno grafico con una stesura acquerellata nera, data a pennello (che gia’ apporto’ le prime modifiche rispetto al progetto originario). Fra i molti temi che emergono dalla lettura del disegno preparatorio, Cecilia Frosinini sottolinea aspetti concettuali rispetto a piccoli dettagli curiosi (che pure vi sono) tra cui ”principalissimo” e’ quello della ricostruzione dell’assetto spaziale della scena, costruito da Leonardo sulla tavola con somma meticolosita’ prospettica e costruttiva. Colpisce il fatto che, come e’ noto, sopravvivano almeno due disegni su carta relativi a questo impianto (uno degli Uffizi e uno del Louvre) e che, nonostante quindi fosse stato condotto uno studio preliminare, l’artista modifichi e costruisca anche con mezzi ”pesanti” (quali incisioni e fori che testimoniamo l’utilizzo di chiodini) ex novo l’impianto prospettico direttamente sulla tavola, senza timore di lasciarvi segni di una certa invasivita’. ”Questa inesausta forma mentis del mutamento di Leonardo – spiega Frosinini – e’ ritracciabile su tutta la tavola, e caratterizza l’aspetto stesso, affollato e disuguale, del dipinto: innumerevoli sono le figure o i passaggi dove Leonardo cambia decisamente idea tra la prima e la seconda fase grafica, per poi modificare l’idea ulteriormente quando, sopra l’imprimitura, passa a dare le prime stesure di colore. E questi cambiamenti spesso riguardano particolari ma altre volte si ha l’impressione che modifichino sostanzialmente anche l’iconografia stessa dell’opera”. Altro ”importantissimo dato emerso dalle indagini diagnostiche” arriva dalla Fluorescenza X che dimostra ”come tutti le diverse stesure brune presenti sul dipinto siano state realizzate con una miscela in cui le percentuali degli elementi chimici che la compongono sono uguali per oggetti omogenei”.

 

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