”Eccovi il vostro passaporto”. C’e’ amarezza e tanto rancore in Gerard Depardieu, che continua ad amare la Francia ”che era bella” ma adesso se ne va in Belgio per pagare meno tasse. L’attore risponde al primo ministro Jean-Marc Ayrault, che l’ha accusato di essere ”meschino” per il suo esilio fiscale nel paesino di frontiera di Nechin, restituendogli il passaporto: ”non abbiamo piu’ la stessa patria”.
Il governo alza la voce, attraverso la ministra della Cultura Aurelie Filippetti grida allo ”scandalo” e si consola con il rientro in patria di un altro esule fiscale celebre, lo scrittore Michel Houellebecq, che ne ha abbastanza di Shannon, in Irlanda, e torna a Parigi: ”il denaro e’ importante, ma non la cosa piu’ importante”. ”Meschino, lei dice ‘meschino’? – si legge in una lettera accorata dell’attore pubblicata da Le Journal du Dimanche – chi e’ lei per giudicarmi cosi’, io glielo chiedo signor Ayrault, primo ministro di Hollande, glielo chiedo, chi e’ lei?”. L’attore, 63 anni vissuti pericolosamente, fra eccessi, genialita’ e la tragedia familiare della morte del figlio Guillaume nel 2008, non va per il sottile, esasperato evidentemente anche dalle critiche e i sarcasmi degli ultimi giorni. In molti lo hanno sbeffeggiato per i soldi, la bulimia, gli incidenti in scooter quasi sempre ubriaco, le amicizie con i potenti e i ricchi: ”le riconsegno il mio passaporto – scrive Depardieu – e anche la mia Securite’ Sociale (assistenza malattia, ndr) di cui non mi sono mai servito. Non abbiamo piu’ la stessa patria, io sono un vero europeo, un cittadino del mondo, come mio padre mi ha sempre inculcato”. L’attore si ritiene vittima a ripetizione di ingiustizie, nelle critiche verso una persona che ha ”cominciato a lavorare a 14 anni” e che ora viene ”offeso” come non e’ toccato ”a nessuno di quelli che hanno lasciato la Francia”. ”Me ne vado – sottolinea – dopo aver pagato nel 2012 l’85% di imposta sul reddito. Non ho ucciso nessuno, non penso di aver demeritato, ho pagato 145 milioni di euro di tasse in 45 anni, faccio lavorare 80 persone, non sono da compiangere ne’ da elogiare, ma respingo la parola ‘meschino’. Nonostante i miei eccessi, il mio appetito e il mio amore per la vita, sono un essere libero. E continuero’ ad essere gentile”. L’elenco dei rancori di Depardieu verso la Francia e’ interminabile, e non dimentica la morte del figlio, ”condannato da ragazzino a tre anni di carcere per 2 grammi di eroina”, ne’ quelli che l’hanno sbeffeggiato per i suoi vizi: ”non lancio la prima pietra a quelli che hanno il colesterolo, l’ipertensione, il diabete o troppo alcol o a quelli che si addormentano in scooter: sono uno di loro, come i suoi cari media non si stancano di ripetere”. Passaporto francese restituito, passaporto belga (forse) in arrivo: Daniel Senesael, sindaco di Nechin, ha comunicato gia’ oggi che il suo illustre neoconcittadino ha gia’ provveduto ad informarsi sui passi da compiere per chiedere passaporto e mutua. Pioggia di contrattacchi dal governo: ”che peccato per la personalita’, per il talento, questa forma di decadenza personale”, commenta Michel Sapin, ministro del Lavoro. La piu’ arrabbiata e’ per• la Filippetti, che si dice ”assolutamente scandalizzata” per la restituzione del passaporto: ”la cittadinanza francese e’ un onore, sono diritti e doveri, fra i quali il fatto di poter pagare le tasse”. Si e’ parzialmente consolata con un rientro all’ovile certo meno eclatante ma quanto mai puntuale, quello di Houellebecq, scrittore sempre discusso e controcorrente: ”se ho scelto la Francia invece di un paese francofono (Belgio o Svizzera) – scrive – e’ per motivi personali, non ideologici. Il denaro e’ importante, ma non la cosa piu’ importante”. Poi spiega che il motivo principale del ritorno a casa e’ per lui ”la voglia di parlare di nuovo la mia lingua ogni giorno” dopo qualche anno a Shannon.