l «Vangelo della moglie di Gesù» non è un falso moderno. La conferma viene oggi da test condotti nei laboratori di Columbia, Mit e Harvard sul piccolo frammento di papiro che riporta un brano in lingua copta con le parole «Gesù ha detto loro: ‘mia moglie …’» e, poco sotto, «lei sarà in grado di essere mia discepola». Il Vangelo della moglie di Ges (Ap) L’esistenza del frammento, annunciata due anni fa da una storica della Harvard Divinity School, fece grande scalpore, tra scetticismo, accuse di falso e polemiche teologiche. Oggi gli scienziati che ne hanno analizzato l’inchiostro puntano a una datazione tra quarto e ottavo secolo dopo Cristo. «Non è la dimostrazione che Gesù ha avuto una moglie o che tra i discepoli ci fossero donne», ha detto Karen King, la storica della teologia che ha dato al papiro il suo nome: «Ma adesso si può concludere con qualche certezza che tra i primi cristiani c’erano discussioni attive su celibato, sesso, matrimonio e discepolato». L’esistenza del papiro era stata annunciata dalla King nel 2012 a Roma. La studiosa ha detto di aver fiducia a questo punto sull’antichità del frammento che all’epoca un editoriale dell’Osservatore Romano definì un falso.
«Quando tutte le prove puntano in una direzione non hai la certezza al 100 per 100, ma la storia non è un posto per il 100 per cento», ha replicato oggi la studiosa, il cui lavoro è stato pubblicato online, dopo una serie di revisioni da parte di colleghi, dalla Harvard Theological Review. Le nuove informazioni potrebbero non convincere gli scettici. La stessa rivista accompagna il saggio della King con una replica di Leo Depuydt, egittologo della Brown University, secondo cui il frammento è cosi« manifestamente falso da «sembrar pronto per uno sketch dei Monty Python». Depuydt non ha analizzato il papiro e ha detto di »non sentire il bisogno di farlo«, convinto della sua tesi dai »grossolani errori grammaticali« e dal fatto che ogni parola coincide con quelle del Vangelo di Tommaso, un testo paleocristiano scoperto in Egitto nel 1945: »Non può essere una coincidenza«. Il frammento è stato analizzato da professori di ingegneria elettronica, chimica e biologia dei tre atenei americani che hanno usato diversi tipi di spettroscopia per arrivare alla datazione. Timothy Swager, chimico di MIT che ha impiegatola spettroscopia all’infrarosso per verificare se l’inchiostro mostrava variazioni o inconsistenze, ha osservato che «non c’è prova che qualcuno abbia creato un falso. Sarebbe stato estremamente difficile, se non impossibile», mentre per James Yardley, ingegnere elettronico di Columbia, la spettroscopia a micro-Raman ha dimostrato che l’inchiostro è «perfettamente in linea con quello usato in altri 35-40 manoscritti datati tra 400 e 800 dopo Cristo».