La Nuova Zelanda si e’ fermata oggi alle 12.51 (0.51 in Italia), osservando due minuti di silenzio, nel primo anniversario del devastante terremoto di magnitudo 6,3 che ha colpito una delle maggiori e piu’ storiche citta’ del Paese, Christchurch nell’isola del sud, uccidendo 185 persone.

Oggi le bandiere erano calate a mezz’asta e si sono tenuti servizi funebri in tutto il Paese, dalla capitale Wellington a Auckland e Wanganui. ”Il 22 febbraio sara’ per sempre uno dei giorni piu’ cupi di questo orgoglioso Paese”, ha dichiarato il premier John Key in una cerimonia in un parco di Christchurch davanti ai familiari delle vittime e a circa 60 mila cittadini. ”Il piu’ grave disastro naturale nel Paese in 80 anni ha ”cambiato tutto”, ma non ha infranto lo spirito della citta’, ha aggiunto. Il sindaco di Christchurch Bob Parker ha assicurato che ”il grande compito della ricostruzione e’ ormai avviato” e si e’ detto stupito del progresso conseguito finora, ”specie in nuove aree di crescita residenziale, aperte perche’ molti terreni non erano piu’ adatti ad essere abitati”. Dopo il terremoto, circa 10 mila case hanno dovuto essere demolite e altre 100 mila richiedevano riparazioni. Dopo il terremoto si temeva che la popolazione cominciasse ad abbandonare la citta’, ha detto Parker, ma finora solo 10 mila dei 500 mila abitanti sono andati via. ”Questo e’ il piu’ grande voto di fiducia”, ha osservato. ”Lavoreremo insieme per ricostruire una citta’ degna di eroi”, ha aggiunto. Circa due terzi delle vittime del terremoto si trovavano nel palazzo di sei piani della Canterbury Television che e’ completamente crollato. Fra i morti vi erano studenti di diverse nazionalita’, 28 dei quali giapponesi, perche’ l’edificio ospitava una scuola d’inglese per stranieri. Fra gli edifici rovinati dal sisma, anche la storica cattedrale, che non potra’ essere ricostruita.

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