Vincere il cancro eliminando le cellule ‘deviate’ del sistema immunitario, che invece di difendere l’organismo dal tumore lo aiutano a crescere e a diffondersi provocando metastasi. Uccidere, o fermare e rieducare i ‘poliziotti corrotti’ complici del cancro e’ una delle nuove strategie della ricerca oncologica traslazionale, gia’ passata dal banco di laboratorio al letto del malato grazie a un nuovo farmaco nato dagli abissi marini, protagonista uno studio italiano pubblicato su ‘Cancer Cell’.
La ricerca e’ frutto di un’alleanza tra 4 team milanesi (Humanitas, Istituto Mario Negri, Istituto nazionale tumori e universita’ Statale), che grazie a fondi Airc hanno svelato il meccanismo d’azione della trabectedina, principio attivo estratto da un mollusco del Mar dei Caraibi e gia’ approvato in Ue contro cancro ovarico e sarcomi. Alcune cellule dell’immunita’, in particolare i macrofagi presenti in grande quantita’ nei tumori – spiegano gli scienziati – non solo non svolgono il proprio ruolo di difesa, ma al contrario favoriscono lo sviluppo e la diffusione del cancro. Da queste osservazioni e’ nata un’attenzione crescente al microambiente infiammatorio che circonda la cellula tumorale, e si sono definite strategie alternative di lotta al cancro, mirate a colpire non solo il tumore, ma anche il microambiente in cui vive. Ora gli studiosi dei gruppi di Paola Allavena dell’Istituto clinico Humanitas di Rozzano (Laboratorio di immunologia cellulare), e di Maurizio D’Incalci dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri (Dipartimento di oncologia), in collaborazione con le e’quipe di Paolo Casali (Immunbiologia dei tumori umani), Andrea Anichini e Silvana Pilotti (Patologia) dell’Int e con universita’ degli Studi di Milano, hanno scoperto che l’efficacia di un farmaco gia’ autorizzato in clinica si basa anche sulla capacita’ di colpire il microambiente tumorale, aprendo la strada a nuovi impieghi del medicinale e a cure sempre piu’ personalizzate. “Questo importante traguardo scientifico – commenta Maria Ines Colnaghi, direttore scientifico dell’Associazione italiana per la ricerca sul cancro – e’ un esempio molto significativo di come, anche nella ricerca, l’unione faccia la forza. Grazie al nostro sostegno, i ricercatori di 4 centri di eccellenza milanesi hanno potuto lavorare insieme con successo allo stesso studio, sfruttando al meglio le loro peculiari competenze”. La storia di questa scoperta inizia nel Mar dei Caraibi, che insieme alle foreste, agli altri mari e agli oceani rappresenta una ‘miniera biologica’ di candidati farmaci. Cosi’ in un mollusco e’ stata identificata la trabectedina, sostanza con attivita’ antitumorali sviluppata da un’azienda spagnola, che dopo un lungo iter ha ricevuto il via libera Ue contro il carcinoma ovarico e i sarcomi dei tessuti molli. Il medicinale, primo farmaco antitumorale di origine marina arrivato sul mercato, uccide le cellule tumorali e blocca la loro proliferazione interagendo con il Dna. Ma non e’ un classico agente citotossico, perche’ agisce anche con un altro meccanismo svelato dagli scienziati milanesi. La trabectedina, in sintesi, uccide particolari cellule immunitarie che popolano il tessuto tumorale e sono note come Tam (macrofagi associati al tumore), la cui presenza nel microambiente tumorale e’ significativamente associata alla resistenza alla chemioterapia e alla progressione della malattia. E oltre a eliminare i macrofagi, il farmaco uccide anche i loro precursori (monociti). In conclusione, i nuovi risultati dimostrano che trabectedina agisce con due effetti antitumorali: colpisce sia le cellule tumorali che i Tam pro-tumorali. Dallo studio italiano arriva quindi “una prova di principio”: il lavoro “dimostra che eliminare i ‘poliziotti corrotti’ e’ alla base dell’azione di un farmaco approvato per uso clinico contro il cancro”. Inoltre “questi risultati svelano una nuova modalita’ di azione di un farmaco anticancro clinicamente utile e gia’ disponibile, e aprono prospettive per l’utilizzo di questa caratteristica in nuovi contesti terapeutici”, concludono gli autori.