Il carcinoma epatocellulare, il principale tumore del fegato e la seconda causa di morte oncologica al mondo, lascia una ‘firma’ nel sangue che potrebbe essere usata per la diagnosi precoce. Lo afferma uno studio dell’Institute of Molecular and Cell Biology di Singapore presentato all’International Liver Congress in corso a Londra. Attualmente questo tumore si cerca attraverso screening con gli ultrasuoni, ma l’efficacia varia dall’80% in Giappone al 15% in Gran Bretagna. I ricercatori hanno prima analizzato persone con epatite B cronica e cirrosi, il gruppo più a rischio per l’epatocarcinoma, trovando tre geni che variano la loro espressione. La ‘firma’ è stata poi testata su 206 pazienti che avevano effettivamente il tumore, e l’analisi ha individuato l’epatocarcinoma con una efficacia dell’82%, con la potenzialitá di predirne anche l’andamento. ”Una diagnosi tempestiva e accurata dell’epatocarcinoma è fondamentale perchè al momento la rimozione chirurgica è l’unica terapia, e gran parte dei pazienti viene diagnosticato tardi e muore entro un anno – ha spiegato Helen Reeves del comitato scientifico dell’associazione europea per gli studi sul fegato -. Quello di cui abbiamo bisogno urgente in Europa è un programma di screening coordinati”.