Per i pazienti la decisione di traferire temporaneamente il reparto di Oncologia del Moscati di Aversa al Melorio di Santa Maria Capua Vetere è “aberrante, per non dire vergognosa”. Non usano mezzi termini i malati tumorali in cura presso l’ospedale normanno. Hanno inviato una missiva, firmata da decine di loro, al ministero della Salute, al manager dell’Asl di Caserta Antonio Limone e al direttore sanitario del nosocomio normanno Stefania Fornasier per esprimere con forza la ferma contrarietà alla decisione di spostare transitoriamente il reparto da Aversa alla città del Foro.
“Siamo centinaia di pazienti – si legge nella lettera-petizione – e molti di noi non hanno la possibilità di viaggiare. Tutto ciò va ad incidere notevolmente sulla psiche di ciascuno di noi, demotivandolo. Ormai si è creato un rapporto tra noi pazienti e lo staff medico-sanitario che va oltre ogni limite, fatto soprattutto di fiducia e stima reciproca. Nessuno di noi ha intenzione di seguire, eventualmente dovesse succedere, tale trasferimento, dovuto solo ed esclusivamente ad una scellerata valutazione della situazione. Chiediamo rispetto umano, nulla di più. Ci auguriamo che la situazione si regolarizzi, tranquillizzando noi, sfortunati, pazienti oncologici”.

La decisione “aberrante e vergognosa” di sfrattare Oncologia è frutto dello “scippo” del quarto piano del Moscati, ristrutturato con quasi un milione di euro per accogliere i malati tumorali ma poi inspiegabilmente assegnato a un altro reparto. Proprio perché non ci sono motivazioni plausibili, anzi il provvedimento è probabilmente “contra legem”, in molti sono convinti che dietro questa scelta ci sia una regia occulta che per ragioni politiche vuole depotenziare l’ospedale di Aversa per favorire quello di Santa Maria Capua Vetere. Per comprendere l’assurdità di una decisione fortemente penalizzante per i pazienti basta ricordare che il nosocomio sammaritano è sprovvisto del pronto soccorso, ovvero del primo livello assistenziale per diagnosticare eventuali patologie oncologiche.
Nella missiva i malati tessono le lodi dello staff medico-infermieristico del Moscati. “Rivolgiamo ai medici e agli infermieri un profondo ringraziamento per l’impegno, la competenza, la preparazione professionale, soprattutto per l’esempio di umanità che oggi difficilmente si riscontra nelle strutture sanitarie. Ci teniamo ad esprimere la nostra soddisfazione e gratitudine per la buona qualità dell’assistenza ricevuta nel reparto, per l’attaccamento umano e professionale, per l’esperienza, le capacità e la preparazione che contraddistingue il loro delicato lavoro, che si accompagna sempre, senza mai risparmiarsi, ad una distinta componente umanane di profondo rispetto per i pazienti, peculiarità necessaria e benefica che contribuiscono senz’altro alla ripresa sia fisica che psicologica di noi tutti, grazie al clima di pace e tranquillità che si respira nel reparto, tenuto sempre in maniera impeccabile, sia dal punto di vista sanitario che igienico, con tutto ciò che serve all’assistenza materiale e sanitaria”.
Infine i pazienti rimarcano che “anche al sud, ed in particolar modo nella nostra cara Campania, abbiamo strutture sanitarie eccellenti che meritano tutto il nostro appoggio e supporto, pur tra mille difficoltà, non dovute a noi pazienti, tantomeno allo staff medico-sanitario ma ad una gestione che speso non tiene conto delle esigenze personali dei pazienti, già abbondantemente segnati da una malattia che spesso non lascia scampo”.

Sul trasferimento di Oncologia dal Moscati al Melorio è intervenuto con determinazione anche il Tribunale del Malato, evidenziando i gravi disagi per i pazienti e contestando una scelta che agli occhi di tutti appare inaccettabile. E allora “cui prodest?”, direbbero i latini. Gli unici vantaggi sarebbero per i medici che fanno soldi a palate con le visite private dirottando i malati dagli ospedali ai loro studi. Un giro d’affari milionario. Una vergogna nella vergogna che si spera venga vagliata dalla magistratura per porre fine a un sistema delinquenziale pagato a caro prezzo dai pazienti e dalle loro famiglie.
Mario De Michele












