Secondo gli organi di polizia giudiziaria e la Corte dei conti un’indennità oraria aggiuntiva di 5,16 euro sarebbe stata indebitamente riconosciuta e percepita per anni anni dal personale medico convenzionato del 118 impiegato presso le postazioni di emergenza della rete territoriale delle Asl campane. La Corte dei conti dopo ripetuti accessi presso la Asl Napoli 2 Nord si è mossa per prima e ha spinto gli organi di controllo a puntuali verifiche fino alla revoca dell’indennità. Un terremoto per i circa 100 camici bianchi di turno sulle ambulanze e nei pronto soccorso che dovrebbero rinunciare da 300 a 800 euro circa mensili a seconda delle ore di lavoro prestate. Si tratta di quasi un terzo della remunerazione mensile per un personale già bistrattato da turni massacranti, da buste paga al minimo e poche gratificazioni con continui rischi di aggressioni e di procedimenti per responsabilità professionale.

Una doccia fredda che si aggiunge alla restituzione di quanto indebitamente percepito nel corso degli ultimi 10 o 15 anni, a seconda dell’inizio del servizio. L’anomalia si è materializzata 15 anni fa nel passaggio dal vecchio al nuovo contratto di lavoro, recepito da alcune Regioni (oltre la Campania anche la Calabria e la Puglia) con accordi integrativi che non tenevano conto di 10mila lire (oggi appunto 5,16 euro) di remunerazione aggiuntiva oraria: cifra che doveva restare in piedi fino alla stipula del nuovo contratto di lavoro della Medicina generale (che regolamenta il lavoro dei medici convenzionati del 118). Nel 2005 arriva il nuovo impianto della norma (ancora oggi in vigore), che gli organi giudiziari interpretano in maniera restrittiva laddove quel «nuovo contratto» di 15 anni fa parla di compensi omnicomprensivi, escludendo quindi tale indennità.

 

 

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