PORTICI – Uniti per sconfiggere il racket e i soprusi della camorra: è lo spirito che anima l’associazione antiracket, dedicata a Giovanni Panunzio, l’imprenditore ucciso dalla mafia a Foggia il 6 novembre 1992, inaugurata questa sera nella Chiesa del Carmine a Portici (Napoli).

In una sala gremita, il parroco Giorgio Pisano promotore della associazione e responsabile del centro antiusura ‘don Pino Puglisi’ ha illustrato le linee guida rimarcando il ruolo fondamentale della fiducia tra i commercianti, le forze dell’ordine e la magistratura che consente di vincere la battaglia contro il racket. A distanza di un anno già si raccolgono i primi frutti: in sala presenti i 15 associati oltre a numerosi commercianti e esponenti delle forze dell’ordine da sempre al fianco di chi ha denunciato tentativi di estorsione subita e tentata. “Nell’ottobre 2002 – ha detto Pisano in un passaggio del suo discorso – accolsi le confessioni di due commercianti oppressi da gente senza scrupoli che chiedeva ‘soldi per i carcerati’ periodicamente ed incuteva paura. Quando resi pubblica questa situazione incresciosa, fui ritenuto un visionario. Da allora, come sacerdote, ho sempre seminato perché non si spegnesse la speranza e la coscienza civile in città e soprattutto in questa particolare realtà costituita dal commercio e dall’imprenditoria”. A presiedere l’associazione un imprenditore porticese Salvatore Palandro che al racket non si è arreso e questa sera ha detto: “Vogliamo essere un seme di speranza e di giustizia sul territorio”. Collaborazione e fiducia, filo conduttore ripreso da Tano Grasso presidente onorario Fai: “Un movimento antiracket riesce ad aver successo solo se mantiene un rapporto di fiducia con le forze dell’ordine e in questa sala ne abbiamo l’esempio plastico”. Per la coordinatrice regionale delle associazioni antiracket Fai Silvana Fucito “per tutti noi comincia il vero lavoro animato dalla voglia di riscatto di liberare il territorio dall’oppressione della camorra”. Quella oppressione che portò all’esecuzione di Giovanni Panunzio, imprenditore edile che denunciò e fece arrestare i suoi estorsori. Il 6 novembre ricorre il ventennale della morte. A parlare questa sera c’era Michele , il figlio: “Se allora ci fosse stata l’associazione mio padre sarebbe ancora in vita”. Insieme a lui anche la madre e la moglie. Alla iniziativa l’ex procuratore generale Vincenzo Galgano: “la spirale negativa che sembrava avvolgere i nostri territori si è interrotta grazie al vostro lavoro a quello delle forze dell’ordine e alla presa di coscienza di chi produce e ha deciso di camminare sulla strada del riscatto”. Tra gli episodi estorsivi è stato ricordato l’incendio del ristorante ‘Ciro a mare’ nel gennaio 2009 al Porto del Granatello. I proprietari esasperati apposero un lenzuolo ‘Chiuso per camorra’ e per un periodo di tempo abbandonarono la città Ma la voglia di vincere ha prevalso: da due anni in corso i lavori per la riapertura. Si aspetta il termine dell’iter burocratico. A tal proposito il sindaco dimissionario Vincenzo Cuomo ha detto “spero di vedere un lenzuolo con su scritto Riaperto contro la camorra che restituirà giustizia alla imprenditoria e alla città”. Il saluto finale è stato affidato al cardinale Crescenzio Sepe: “la nascita della associazione equivale a piantare una bandiera sul territorio che si è conquistato grazie alla volontà di restare uniti”. Un messaggio di vicinanza è stato rivolto dal prefetto di Napoli Andrea De Martino, impegnato ai funerali di Pasquale Romano il 30enne ucciso per errore a Marianella. Tra i presenti anche Nino Daniele presidente dell’Osservatorio sulla camorra e i responsabili delle associazioni FAI di Ercolano, Torre del Greco, Pomigliano d’Arco, San Giovanni a Teduccio, Ottaviano, Castelvolturno, Napoli Centro. Bagnoli.

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