E’ iniziato il count down che porterà alla chiusura tra dieci giorni della sede di Pompei della ”A voce d”e Creature”, una delle strutture della fondazione creata dal sacerdote napoletano don Luigi Merola per sottrarre alle organizzazioni criminali gli ‘scugnizzi’ del posto. ”Purtroppo – spiega don Merola – il Comune si è di fatto tirato indietro e non offre alcun sostegno alla nostra opera. Fino allo scorso anno aveva sempre contribuito con 8mila euro alla Fondazione sulla quale pesa un onere annuo di 20mila euro. Con questa nuova amministrazione non riesco a dialogare. Il sindaco Nando Uliano, al suo insediamento, mi assicurò collaborazione, ma ho atteso invano. Ho provveduto a reggere con le mie forze, devolvendo il ricavato del mio libro per il sostegno di questa sede. Da giugno so che nel bilancio comunale, ”A voce d’e creature” è stata esclusa. Non c’è un euro per i 30 bambini tra i 6 e i 15 anni, che ogni giorno arrivano in sede con le loro bici rotte, per seguire il doposcuola, i laboratori di ceramica, di musica, di lingue, di computer”. Un presidio di legalità nel ”Bronx di Pompei”, nei pressi del mercato dei fiori. ”E’ la periferia più estrema della città, dove regna il clan Cesarano – spiega il sacerdote – ”A Voce d’e creature” opera in una villa confiscata a quel clan, affidataci dal prefetto Alessandro Pansa, attuale capo della polizia. Ma dopo 7 anni siamo costretti a chiudere”. ”Il rischio – aggiunge don Merola – è che il Comune potrebbe essere sciolto per infiltrazioni della camorra. Infatti, la legge vuole che i beni confiscati ai clan, laddove tornino al Comune e per 12 mesi non trovino una destinazione legale, diventino ragione di sospetto per la giustizia che scioglie l’amministrazione cittadina”. ”Da giugno scorso – afferma don Merola – ad ogni telefonata mi rispondono che richiameranno, ma finora nessuno si è fatto vivo”. E allora sono i bambini a mettere in campo un’iniziativa forte. Gli ”scugnizzi” del mercato dei fiori di Pompei hanno chiesto agli animatori e a don Merola di ”fare scuola davanti al Comune”. ”Mercoledì, alle ore 15, assieme ai bambini e ai loro genitori – promette il fondatore dell’opera – prenderemo sedie, panche e banchi e scaricheremo tutto davanti al Comune di Pompei per fare scuola all’aperto. Il sindaco e tutta la città devono vedere chi siamo e quanti siamo e capire quanto è doloroso far scomparire quest’iniziativa. Eppure basterebbe poco. Ogni azienda potrebbe ”adottare un bambino” offrendo 100 euro per sostenere ‘A voce d”e creature’, mediante un versamento Iban sul nostro sito. Io ai miracoli ci credo. Sono un sacerdote e non smetterò di sperare fino al 15 ottobre, data oltre la quale non potrò più assicurare il sostegno ai ragazzi. E mi dispiace che con ”A voce d”e creature” spariranno anche tre figure professionali, tre operatori che sono regolarmente contrattualizzati e con la chiusura della sede perderanno il posto di lavoro”.