Il presidente Caldoro. con il recente incontro tra Giunta regionale e parti sociali, ha lanciato il cosiddetto “Contratto Campania”. Se è indubbiamente da salutare ogni iniziativa che vada nella direzione della programmazione degli interventi pubblici finalizzati al contrasto della crisi e allo sviluppo, è¨ altrettanto vero che la montagna ad oggi si è¨ limitata a partorire il classico topolino.

Infatti l’incontro Regione – parti sociali non è¨ andato oltre una sorta di patto metodologico, senza alcun impegno concreto e, soprattutto, senza uno straccio di idea che riguardi le politiche industriali in una regione, come la nostra, letteralmente investita da uno tzunami economico di proporzioni devastanti.  Eppure mai come in questo momento occorrerebbe uno scatto politico ed un vero e proprio cambio di passo. Basta scorrere i principali dati che lo Svimez ci ha segnalato: una previsione di crescita zero per quest’anno, un tasso di disoccupazione del 14%, una perdita di occupati pari a circa 28.000 unità , quasi 34.000 persone (soprattutto giovani) che decidono di emigrare. Ma sono i segni della crisi industriale che tolgono il respiro: dalla scelta di Marchionne di ridimensionare il ruolo di Fiat in Campania (vedi il caso Irisbus), al disimpegno di Finmeccanica (riduzione di Alenia e spostamento al nord della direzionalità , crisi di Ansaldo e Fincantieri), alla sofferenza dell’intero sistema delle piccole e medie imprese. A questa situazione si aggiunge la crisi dell’intero comparto pubblico regionale (in particolare trasporti, partecipate, forestali). Ben altre iniziative occorrerebbero per la Campania. A partire proprio dalla messa in discussione della subalternità ai diktat nordisti di Tremonti ed alla vera e propria camicia di nesso che i lacci e lacciuoli del neoliberismo in salsa padana ha imposto alla possibilità delle istituzioni locali di programmare una vera e propria politica economica. Ritornano quindi le questioni della rimessa in discussione del patto di stabilità , del reperimento delle risorse per finanziare lo sviluppo (patrimoniale, lotta all’evasione fiscale), della tassazione delle transazioni finanziarie (tobin tax), della necessità di un nuovo ruolo del pubblico nell’economia. A questo dovrebbe servire una reale “cabina di regia” che abbia come obiettivo la rinascita del Meridione e della nostra regione.

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