Ai giovani Samantha Cristoforetti dice di coltivare i loro sogni, e di avere pazienza e di essere generosi coi propri talenti perche’ alla lunga l’impegno quotidiano paga. Ma quando tocca a lei esprimere un sogno non ha dubbi: “Una missione su Marte? Sì mi piacerebbe. Non è un problema di domani, ma se un giorno ci fosse la possibilità, magari a fine carriera, volentieri”. Il capitano dell’Aeronautica Militare, tuta blu dell’Esa addosso, ha chiuso nei saloni del teatro San Carlo di Napoli il ‘Post Flight tour’, una settimana in giro per l’Italia da Trento a Napoli, passando per Milano, Bologna e Roma. Ottocento chilometri da Nord a Sud “ma mica per fare la star in passerella”, precisa, quanto per raccontare al Paese quei 200 giorni trascorsi nello spazio con la missione Futura (da novembre 2014 al giugno scorso) che l’hanno resa un personaggio da copertina. Al San Carlo si chiude il sipario sulla missione Futura. Samantha, che nello spazio ascoltava Vivaldi, ora sogna Marte. In mattinata l’astronauta italiana aveva incontrato a Scampia i judoka allenati dal maestro Maddaloni in quella palestra che è diventata un esempio di riscatto sociale per un territorio difficile come quello della periferia napoletana, e con loro i giovani detenuti del carcere di Nisida: “Esperienze – ha detto – quelle di oggi con questi ragazzi, che mi hanno dato tanta energia. E poi il San Carlo, il teatro dove venivo quando frequentavo l’accademia aeronautica a Pozzuoli. Il posto migliore per chiudere in bellezza questa esperienza cominciata a novembre dell’anno scorso”. L’astronauta scherza coi bambini che la guardano con curiosità, e parla dei suoi impegni da pilota con la Esa, l’Agenzia Europea Spaziale. Ricorda l’abuso di caffè a bordo della navicella spaziale (“ma anche quello fatto con la macchinetta espresso – ironizza – non era buono come quello di Napoli”) e traccia un bilancio su questi primi mesi di ritorno dalla missione passati a gestire una popolarità che prima non conosceva. “La gestione del rientro alla vita di tutti i giorni è stata positiva e graduale. Non ho subito nessuno choc. Siamo addestrati anche a questo. Infatti, appena tornata sulla Terra sono stata tenuta in una sorta di quarantena, e per due settimane a Houston ho visto pochissime persone, familiari, qualche amico. Ho potuto cosi’ lentamente riabituarmi alla vita di tutti i giorni e gestire anche l’improvvisa popolarità che mi ha investito. Non sarebbe stato cosi’ se mi fossi subito calata nella vita di sempre”.

 

 

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