In Italia cresce la domanda di assistenza sanitaria ma aumenta la percezione nel cittadino delle disparità di efficienza del servizio in base al territorio di appartenenza. Sono questi alcuni degli elementi dell’analisi del vicedirettore del Censis, Carla Collicelli, presentata stamani all’Istituto SDN di Napoli in occasione del primo appuntamento del 2015 del ciclo di incontri “L’informazione al servizio della Salute”, dedicato questa volta al tema “Equità e sostenibilità della sanità italiana e campana”. Nel corso dell’incontro, confrontandosi con Marco Salvatore, direttore scientifico dell’Istituto SDN, Maria Ferrara, docente di Organizzazione aziendale all’Università “Parthenope” di Napoli e con il giornalista Ettore Mautone, Collicelli ha illustrato i principali studi condotti dal Censis nell’ultimo biennio sulla percezione dell’efficienza del sistema sanitario nazionale ed in particolare campano. Innanzitutto un cambio di prospettiva culturale. Nel passato la Sanità “era percepita dal cittadino con 3R (Riparazione, Rassegnazione e Rimozione) che oggi sono state sostituite da 3P (Prevenzione Promozione Partecipazione). Una rivoluzione culturale – ha detto – che ha di molto accresciuto il ricorso al sistema sanitario particolarmente ingolfato anche dall’aumento delle malattie croniche nella popolazione”. Oggi in Italia il 14% della popolazione soffre di tre o più malattie croniche. Una percentuale aumentata del 2% rispetto a dieci anni orsono e che diventa ovviamente ancor più pesante con l’aumento dell’aspettativa di vita. Negli over 75 un italiano su due ha almeno tre malattie croniche. Problemi di salute che aumentano anche per colpa degli stili di vita che non migliorano nonostante un’informazione crescente. Il 39% della popolazione italiana non pratica né sport né attività fisica (con punte in Campania del 57,3% e in Sicilia del 55,2%). Quasi il 22% degli italiani fuma (spiccano sempre Campania, 24,6% e Sicilia, 24,5%). Il 15,5% è un consumatore di alcol a rischio (23,3% in Valle d’Aosta, il 22% in Molise). Il 10% è obeso (Molise, 13,5%, Basilicata, 13,1%). E allora per gli italiani nonostante la crisi cresce la spesa sanitaria. Oltre 12 milioni di persone hanno dichiarato di aver aumentato la spesa per la cura della salute. Ed è inevitabile che in tempo di crisi si vadano ad accentuare le diseguaglianze. Solo il 5% di italiani benestanti soffre di gravi patologie. Ma la percentuale arriva all’11% per persone con risorse economiche scarse. Tanto che i costi per le visite o le terapie sono l’aspetto che più preoccupano i cittadini che si ammalano (45% degli intervistati). Molto più dell’adeguatezza delle strutture sanitarie del territorio (17%) o del livello di professionalità dei medici (8%). Insomma un dato positivo quest’ultimo per la qualità del sistema sanitario nazionale, che rimane un’istituzione fondamentale per garantire l’assistenza a tutti per l’86% degli intervistati. Per quanto riguarda la Campania, in una recente inchiesta del Censis (dati 2014) alla domanda “Secondo la sua esperienza, durante gli ultimi dodici mesi le possibilità di curarsi nel suo territorio sono migliorate, peggiorate o rimaste uguali”, ha risposto peggiorate il 40% degli italiani ma ben il 56% dei cittadini campani. Una percentuale negativa che arriva al 65% nella provincia di Benevento, al 64% a Caserta, al 60% ad Avellino, al 57% a Salerno e scende al 52% nella provincia di Napoli.