NAPOLI – Napoli fa quadrato intorno alla Dohrn a partire dalle sue istituzioni. La sua chiusura cancellerebbe “con un colpo di spugna non solo una storica istituzione che, in 140 anni di attivita’, si e’ affermata tra i piu’ importanti enti di ricerca al mondo nella biologia marina e nell’ecologia,

ma anche le possibilita’ offerte alla comunita’ internazionale da un Centro di confronto e da una metodologia, unica al mondo per approccio integrato e multidisciplinare, di analisi degli organismi marini e della loro biodiversita’”, dichiara l’assessore del Comune di Napoli con delega ai Beni comuni Alberto Lucarelli secondo cui “la ricerca, e dunque anche le Istituzioni che la rappresentano, quali la Stazione Anton Dohrn, va considerate bene comune, in quanto assolve, per vocazione naturale, a interessi sociali e collettivi, quali il progresso scientifico e la tutela della salute e dell’ecosistema, servendo immediatamente la stessa collettivita’ in persona dei suoi componenti”. Per l’assessore la Stazione Anton Dohrn va difesa anche in ragione del suo nuovo Statuto che, dal maggio del 2001, ha permesso la costituzione di una comunita’ scientifica internazionale di riferimento. E di “un durissimo ed ennesimo colpo che si da’ alla cultura scientifica napoletana” parla il presidente della Commissione permanente ai Beni comuni del Consiglio comunale Antonio Grimaldi, esprimendo il suo “disappunto verso tale provvedimento”. “La Stazione zoologica Anton Dohrn, infatti, ritenuta sin dal 1872 in tutto il mondo tra i piu’ importanti istituti di ricerca nei settori della biologia marina e dell’ecologia – dichiara Grimaldi – e’ stata ed e’ a tutt’oggi faro per gli studenti italiani e stranieri, che scelgono la ricerca, nonostante il mercato del lavoro non offra loro alcuna opportunita’ di ‘alti guadagni’ in questo settore. Cosi’ il Governo dei tecnici risolve i problemi della crisi nazionale: sopprimere centri d’interesse culturale scientifico, per risparmiare spese irrisorie, e togliere grandi aspettative alle giovani intelligenze che si affacciano nella ricerca marina, invece di combattere l’evasione fiscale dei grandi patrimoni e proporre occasioni alternative nel lavoro per far riprendere l’economia italiana. Preferisce, infatti, che i ‘nostri cervelli’ scappino via ed altre nazioni usufruiscano dei risultati dei loro studi. Noi, rappresentanti delle istituzioni napoletane, non ci arrenderemo, ma difenderemo con tutte le nostre energie la storia e la cultura scientifica di Napoli, ritenendo la stessa un intoccabile bene comune, patrimonio dell’umanita’”.

 

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