Ieri il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha risposto all’interrogazione concernente il cambio di denominazione della Seconda Università degli studi di Napoli presentata dalla senatrice Moronese. Siamo felici di constatare, in base a quanto appreso dalla risposta del sottosegretario Toccafondi, che esiste un’attenzione importante da parte del Ministero in ordine alla questione. Il Sottosegretario ha dichiarato che la Direzione generale del Ministero aveva già provveduto a chiedere chiarimenti all’ateneo, sottolineando inoltre l’intenzione dell’organo a non sottrarsi al controllo di legittimità e di merito previsto dalla legge qualora pervenisse una modifica statuaria inerente al cambio di denominazione. Di fatto, successivamente alla delibera del Senato accademico risalente al 31 marzo 2015, non è stata avanzata dall’ateneo alcuna richiesta formale per procedere alla modifica del nome. Ciò lascia cadere la decisione del Senato accademico in un nulla di fatto. Non essendo dunque conclusa la procedura, ci auguriamo che gli eventi scaturiti dalle decisioni degli organi rappresentativi di ateneo, adottate in elusione ai criteri di trasparenza e pubblicità e in aperto contrasto con la volontà di una rilevante parte del corpo studentesco – ne costituiscono prova le ben 4.093 firme raccolte in pochissimo tempo e allegate al nostro esposto al MIUR – rappresentino l’input per una riflessione concreta ai vertici dell’ateneo. Come abbiamo già avuto modo di sottolineare, riteniamo necessario un più ampio, trasparente ed omogeneo coinvolgimento dell’intero corpo studentesco, non attraverso ristretti sondaggi d’opinione, ma con una consultazione allargata a tutti gli studenti e ben pubblicizzata. Il nostro impegno – come molti sanno – parte dallo scorso anno, quando dal Dipartimento di Giurisprudenza abbiamo deciso di attivarci con l’intento di salvaguardare il nostro ateneo da un potenziale danno culturale, sociale ed economico. Ancora oggi siamo preoccupati per le ripercussioni che un cambio di denominazione potrebbe avere sugli studenti e sui laureati della S.U.N. e non possiamo non condividere le perplessità della senatrice Moronese circa l’utilità e la necessità di una tale operazione sul piano economico. Effettivamente, l’aumento sulle tasse universitarie del +5% registrato a livello nazionale in un solo anno, la nuova compilazione ISEE, la maggiorazione recentemente introdotta per gli studenti fuori corso, hanno arrecato serie difficoltà alle famiglie. In un tale clima di disagio economico, una spesa del genere – si parla di almeno 265.000 euro – risulta essere motore di un sentimento d’insofferenza e malcontento fra gli studenti, poiché ritenuta “superflua” e non collimante con le concrete esigenze degli studenti. È arrivato dunque il momento di valutare consapevolmente tutti gli aspetti di un cambio di denominazione. E tale valutazione, a nostro avviso, può essere condotta solo attraverso una sinergia fra studenti, docenti e amministrazione. La Seconda Università di Napoli è una realtà che va tutelata perché rappresenta il passato, il presente e il futuro del nostro territorio. Proprio per questo, non possiamo che ringraziare quanti in questi mesi si sono battuti per il nostro ateneo, sostenendo apertamente la difesa della nostra identità, del nostro nome. Tra i tanti, un ringraziamento particolare e doveroso va alla senatrice Vilma Moronese, la quale ha abbracciato in pieno la nostra causa supportandoci sia sul piano istituzionale, attraverso quest’interrogazione, sia su quello morale, spronandoci a continuare la nostra battaglia. Il nostro auspicio è che anche il Sottosegretario Gabriele Toccafondi, in seno al Ministero dell’Università, abbia la necessaria sensibilità istituzionale – cosi come crediamo – di impedire che si arrechi danno agli studenti e ai docenti, ancor prima che all’intero territorio, della Provincia di Caserta.
Comitato Contro il cambio del nome della S.U.N
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