POMPEI – La crisi in Medio Oriente e quella economica che investe le famiglie, specie nel Meridione, per la mancanza di lavoro, soprattutto tra i giovani, sono stati i due passaggi fondamentali delle parole che Monsignor Tommaso Caputo, Arcivescovo-Prelato e Delegato Pontificio della Basilica di Pompei, ha rivolto alle migliaia di fedeli, presiedendo la celebrazione per la supplica alla Madonna. Sette vescovi e 34 sacerdoti hanno concelebrato la Messa che ha preceduto la tradizionale preghiera composta dal Beato Bartolo Longo, come invocazione universale per la pace nel mondo.
Già Nunzio apostolico a Malta e in Libia, Caputo ha espresso la sua preoccupazione e partecipazione alle popolazioni che vivono le tensioni in Medio Oriente, evidenziando, prima di cominciare la Messa, la presenza con lui sull’altare del Vescovo emerito e Vicario di Aleppo in Siria, monsignor Giuseppe Nazzaro, “inseriamo nelle nostre intenzioni la preghiera fondamentale per la pace – ha rimarcato Caputo – che riunisce oggi tutti noi”. Decine di pullman hanno invaso Pompei già da qualche giorno, molti fedeli sono giunti in treno e in 600 a piedi, percorrendo il cammino di 90 chilometri da Pignataro Maggiore alla città mariana. Durante l’omelia, il Vescovo di Pompei ha menzionato due volte Papa Francesco, citando le sue parole sul significato della maternità di Maria verso i cristiani ed esortando tutti a pregare per il Papa come egli stesso ha chiesto, recitando tre Ave Maria. Nell’omelia sono stati citati anche i Papi che hanno preceduto Francesco, Giovanni Paolo II che ha visitato Pompei due volte, e Benedetto XVI che fu nella città mariana il 19 ottobre del 2008, per ricordare quanto fosse intenso il rapporto tra i Pontefici e Pompei, forse per chiedere discretamente a Bergoglio di inserire nella sua agenda una tappa alla Basilica mariana che, fondata dal Beato Bartolo Longo per scopi sociali e umanitari, “continua ad adattarsi ai bisogni odierni”, ha ricordato il Vescovo di Pompei. “La nostra società – ha detto Caputo – pur così avanzata in molti campi, non riesce a sottrarsi al peso di ritardi e ingiustizie sociali”. E le opere portate avanti dai religiosi e dai laici a Pompei rappresentano un importante sostegno per i figli dei carcerati, per la gioventù in difficoltà, per i bambini, per gli anziani, per i tossicodipendenti, per le ragazze madri. E’ la risposta che la Chiesa dà, e nello specifico il Santuario di Pompei, “in un tempo di crisi, che preoccupa e crea disagi nella società e in molti nuclei familiari, specie nel Meridione, per mancanza di lavoro, soprattutto tra i giovani”.