“Si può dire che la vicenda Terra dei Fuochi parte dagli anni ’80 e ’90 quando la camorra ha messo le mani sul business dei rifiuti per smaltire in maniera illegale gli scarti industriali di altre regioni”. Daniela De Crescenzo, giornalista de “Il Mattino”, in un volume ha raccolto la testimonianza di Gaetano Vassallo, il proprietario di una impresa per lo smaltimento dei rifiuti che per oltre vent’anni ha gestito l’affare degli sversamenti abusivi nella zona a ridosso delle province di Napoli e Caserta, con la benedizione del clan dei Casalesi. Vassallo successivamente è diventato collaboratore di giustizia. Nel libro “Così vi ho avvelenato” (Sperling & Kupfer) De Crescenzo – dopo aver incontrato nel 2014 in carcere lo stesso Vassallo – racconta dettagliatamente quanto avvenuto nei decenni scorsi in una zona dove profonde e ampie cave dismesse di tufo hanno ingoiato milioni di tonnellate di rifiuti tossici, mischiati senza alcuna precauzione con quelli urbani. Un affare milionario sul quale la camorra dei Casalesi ha allungato le mani perché molto più redditizio del traffico di droga e del contrabbando di sigarette. Una vera e propria industria dei veleni che non è mai andata in crisi considerato che nella stessa zona, terminato lo sversamento dei rifiuti tossici, ha preso il via il fenomeno della combustione degli scarti prodotti dalle piccole aziende che producono in nero: è quello della “Terra dei fuochi”.