Il vaccino contro la variante Omicron è in dirittura d’arrivo. I test clinici di Pfizer e Moderna proseguono spediti e, nel giro di qualche mese, avremo a disposizione un’arma in più, forse decisiva, nella battaglia contro il Covid e la sua contagiosa mutazione nata in Sudafrica. Sulle modalità di somministrazone del nuovo vaccino il dibattito è aperto. Se da un lato la terza dose dell’attuale versione garantisce un’adeguata copertura da malattia grave, c’è anche chi sostiene la necessità di immunizzarsi anche contro Omicron, ipotizzando anche un booster annuale da fare in autunno. Secondo uno studio del Francis Crick Institute e del National Institute for Health Research (NIHR) Biomedical Research Centre, pubblicato su Lancet, la terza dose di vaccino fornisce una protezione contro Omicron molto simile a quella della seconda dose contro Delta. Inoltre, gli ultimi test evidenziano che i livelli di anticorpi anti-Omicron sono 2,5 volte più alti dopo tre dosi rispetto a quelli indotti da due sole dosi di vaccino. Ragione per cui il booster diventa un’arma fondamentale per difendersi dalla variante sudafricana. Tuttavia, tutti gli studi evidenziano che la protezione del vaccino contro il Covid – e contro Omicron – cala con il passare dal tempo. E infatti nel mondo c’è già chi è passato alla quarta dose. È il caso di Israele, da dove cominciano ad emergere i primi dati sull’efficacia del secondo booster. Il ministero della Sanità israeliano ha fatto sapere che la quarta dose di vaccino, per le persone over 60, offre una protezione tripla contro malattie gravi e una protezione doppia contro le infezioni nell’ondata attuale guidata dalla variante Omicron. I dati mettono a confronto chi ha già ricevuto la quarta dose e chi ha avuto la terza almeno da quattro mesi. Ovvero – specifica il ministero – circa 400.000 israeliani che hanno ricevuto il quarto vaccino (over 60 e fragili) e 600.000 che hanno ricevuto tre dosi. Israele ha ora autorizzato la somministrazione della quarta dose anche per tutti gli over 18. Si fa largo anche l’ipotesi del booster in autunno. «Siamo rassicurati dalla persistenza degli anticorpi anti-Omicron 6 mesi dopo il booster da 50 microgrammi attualmente autorizzato – afferma Stéphane Bancel, Ceo di Moderna – Tuttavia, considerata la minaccia a lungo termine legata alla capacità di Omicron di sfuggire all’immunità, stiamo portando avanti lo sviluppo di un vaccino di richiamo specifico per Omicron. E stiamo anche valutando – evidenzia l’amministratore delegato – se includere questo candidato Omicron-specifico nel nostro programma di richiamo multivalente», ossia il progetto di un unico vaccino da somministrare in futuro contro Covid, influenza e altre infezioni stagionali. Insomma, l’obiettivo di Moderna è quello di arrivare a un siero polivalente – in grado di contrastare anche Omicron – da somministrare annualmente come l’attuale vaccino anti-influenzale.