La scuola si ferma. Venerdì 15 novembre il sindacato Anief ha indetto uno sciopero nazionale. A rischio le lezioni, mentre docenti e studenti scenderanno in piazza. Ecco le ragioni, spiegate da Marcello Pacifico, presidente Anief: “L’alto tasso di precarietà subìto dal personale scolastico Italiano, il continuo abuso dei contratti a termine, la perdurante discriminazione giuridica ed economica tra personale di ruolo e precario, l’irragionevole gestione del reclutamento così come concordata dal precedente governo con lo stesso Pnrr”. “Allo stesso modo – ha spiegato ancora Pacifico – siamo solidali con tutti i precari con più di 36 mesi di servizio e gli idonei dell’ultimo concorso Pnrr, come delle procedure precedenti, che rimangono ingiustamente esclusi delle stabilizzazioni. Assurdo non riconoscere il diritto degli idonei a non essere assunti in ruolo o riconosciuti abilitati, come è assurdo rispetto a 400 mila precari con più di tre anni di servizio continuare a chiamarli per le supplenze spesso con contratti in scadenza 30 giugno, per pagargli lo stesso stipendio senza avanzamento di carriera e risparmiare le mensilità estive, minando la continuità didattica”. E per lo stesso 15 novembre anche gli idonei del concorso scuola 2023 che non hanno una graduatoria di merito a esaurimento si stanno organizzando per una manifestazione davanti alla sede del Ministero in viale Trastevere. Alla mobilitazione si aggiunge quella degli studenti chiamati a scendere in piazza nel “No Meloni day” al grido di “vogliamo potere”. Lo sciopero nazionale è stato indetto dal sindacato Unione degli Studenti: “Cambiamo insieme questo modello di scuola e riprendiamo in mano il nostro futuro”, scrive su Instagram l’Uds. “Vogliamo poter cambiare le nostre scuole, dal basso, da dentro e fuori di esse. Vogliamo potere stare in delle scuole in cui gli studenti e le studentesse siano: liberi dalla subordinazione al mondo del lavoro, liberi dalla cultura della guerra, liberi da dinamiche autoritarie e performative, liberi da costi insostenibili, liberi dal non poter decidere delle proprie scuole, liberi dal malessere psicologico e dal patriarcato”.