In un ente pubblico laziale un cinquantenne non vaccinato, per evitare multa e sospensione, si è messo in ferie per un mese. Cosa farà dal 15 aprile, quando l’obbligo di Green pass rafforzato sarà ancora in vigore almeno fino a giugno? Non è dato sapersi. In alcune aziende private c’è stato invece chi ha provato ad aggirare la legge, chiedendo lo smart working. Ma il decreto del governo parla chiaro: gli over 50 che non hanno rispettato l’obbligo vaccinale non possono lavorare in nessun modo, neppure da casa. Ci sono poi casi estremi: a Imola, il referente d’area di Confindustria, Marco Gasparri, ha raccontato al Corriere di Romagna che alcuni dipendenti over 50 No vax cercano il modo di farsi licenziare, «così per due anni saranno a carico dello Stato». Il riferimento è alla Naspi, l’indennità di disoccupazione, ma si tratta comunque di un artificio per beffare la norma. Il primo giorno di applicazione dell’obbligo di Green pass rafforzato sul posto di lavoro per gli over 50 non ha causato il terremoto temuto. Il datore di lavoro deve controllare la documentazione. Se il dipendente non è in regola, deve essere sospeso senza stipendio, anche se manterrà il posto. Unindustria, che riunisce le imprese di Roma e del Lazio, segnala che non sono numerosi i casi No vax che non si sono presentati, per le aziende non ci sono stati particolari problemi. Simile la stima di Cgil: «Poche decine i lavoratori sospesi nel Lazio». Nel settore pubblico, ovunque, si parla di episodi isolati. Sulla carta il bacino dei No vax over 50 che lavorano è di mezzo milione, ma sono spalmati in tutto il Paese e, per il primo giorno, in tanti hanno fatto in modo di evitare multe e sospensioni. Magari mettendosi in ferie o dandosi malati. Sperano che la durata dell’obbligo sia minore del previsto (il decreto parla del 15 giugno) e forse si sono illusi di fronte alle parole del sottosegretario alla Salute, Andrea Costa che ha detto: in concomitanza con la fine dello stato di emergenza, il 31 marzo, si potrà rivedere lo strumento del Green pass. Ma Costa non si riferiva all’utilizzo sul luogo di lavoro, ma a una graduale riduzione delle attività (dall’edicola al tabaccaio) in cui è richiesta la certificazione verde. Secondo Confindustria Udine qualche difficoltà è stata registrata nelle piccole imprese, «dove un numero anche ridotto di personale passibile di sospensione può incidere significativamente». Altri casi: a Imperia, l’azienda del trasporto pubblico ha dovuto sospendere cinque dipendenti over 50 senza Green pass rafforzato. A Torino, il sindaco Stefano Lo Russo dice che i dipendenti del Comune non vaccinati sono «qualche centinaio».