L’arcivescovo di Canterbury, la massima carica della Chiesa anglicana dopo il sovrano re Carlo, si è dimesso per uno scandalo di abusi sessuali su minori che non avrebbe investigato propriamente. Justin Welby, 68 anni, sposato e tre figli, ieri aveva resistito affermando: “Mi dispiace molto per le vittime, tuttavia non mi sono mai arrivati sospetti di quel genere, e quindi non mi dimetto”. Ma oggi la sua posizione è diventata presto insostenibile, anche per le parole del primo ministro britannico Sir Keir Starmer, che a Baku durante la Cop26 ha praticamente addossato le colpe sul religioso. E così Welby è stato costretto a lasciare: “Provo un profondo senso di vergogna per come la Chiesa di Inghilterra non sia riuscita a difendere le vittime di questo caso”, ha detto nel comunicato di addio, “quando sono stato informato nel 2013 credevo, a torto, che il caso fosse stato gestito in maniera appropriata”. Ieri la prima a chiedere all’arcivescovo di abbandonare l’incarico è stata Helen-Ann Hartley, vescova di Newcastle (la chiesa anglicana presuppone la parità tra i sessi): “Possiamo davvero credere che a capo della Chiesa oggi ci sia qualcuno che ci faccia sentire al sicuro? Non credo. Le dimissioni dell’arcivescovo tirerebbero una linea netta sulla vicenda, anche per il futuro. La sua posizione è insostenibile”. Un intervento che ha fatto immediatamente proseliti. Difatti oggi il caso è su tutte le prime pagine dei giornali inglesi.

Ma perché Welby è finito sotto accusa? Tutto nasce da una inchiesta di Channel 4 nel 2017 che accusò John Smyth, un avvocato che gestiva diversi campi giovanili della Chiesa d’Inghilterra, di aver abusato sessualmente e fisicamente di un centinaio di bambini e ragazzi maschi tra gli anni Settanta e Ottanta nel Dorset, in Inghilterra. Mai nessuno nell’ambito della Church of England aveva mai commesso tante atrocità di stampo pedofilo. Smyth si sarebbe poi trasferito in Africa una quindicina di anni fa, dove avrebbe abusato di un altro centinaio di bambini per poi morire nel 2018 a 75 anni, senza essere mai incriminato. Smyth pretendeva atti sessuali dalle sue vittime e soprattutto praticava brutali punizioni corporali contro di loro. Secondo le testimonianze e le inchieste, avrebbe inflitto un totale di circa 14mila frustate a otto bambini e ragazzini sue vittime negli anni, mentre altri due hanno assicurato di aver subìto circa 8mila percosse dall’uomo. La prima denuncia di questi orrendi abusi è arrivata alla polizia solo nel 2013, ma Smyth intanto era già riparato in Zimbabwe e per poi trasferirsi in Sudafrica, dove ha continuato le sue aberrazioni senza incontrare opposizione. Tuttavia, ed è questa la ragione principale delle accuse a Welby, un report indipendente appena pubblicato e guidato dal legale Keith Makin ha sentenziato come “la Chiesa di Inghilterra sapesse delle malefatte di Smyth, ai più alti livelli, dal 2013. Ciononostante, non fece nulla per denunciare l’uomo alle autorità britanniche o africane, tanto che ha continuato ad abusare bambini senza alcuna opposizione. Invece, se si fosse agito per tempo, Smyth avrebbe risposto dei suoi orrori di fronte alla giustizia”.

Subito dopo lo scoop di Channel 4 nel 2017, allora Welby, a capo di una congregazione da 85 milioni di fedeli, si era giustificato dichiarando alla stessa emittente “di non essere assolutamente a conoscenza in passato che questi fatti orrendi fossero accaduti. Credevo che il caso fosse stato gestito in maniera appropriata dalla Church of England. Se avessi saputo di uno scandalo di queste proporzioni mi sarei certamente attivato”. Tuttavia, l’inchiesta indipendente sostiene che le più alte sfere della Chiesa di Inghilterra, dunque Welby incluso visto che è arcivescovo di Canterbury proprio dal 2013, invece fossero già al corrente dei giganteschi crimini di Smyth già da ben quattro anni prima. Non solo. Nel frattempo, tre membri del consesso Sinodo, il “parlamento” degli anglicani, hanno addirittura accusato Welby, con la sua negligenza, di aver praticamente avvalorato la continuazione degli abusi, per poi lanciare, subito dopo esploso il caso, una raccolta di migliaia di firme per costringerlo a mollare. C’è un altro elemento che ha giocato a sfavore dell’Arcivescovo. Per un lungo periodo, Welby ha avuto un duraturo rapporto di amicizia con Smyth, frequentando anche lui quegli stessi suoi campi estivi giovanili teatro delle violenze. Nonostante questo e varie dicerie sul conto di Smyth, il capo religioso giura di non essersi mai accorto o avuto sospetti sulle oscenità e le violenze dell’avvocato nella sua vita privata. Ma ciò ovviamente ha aizzato gli oppositori di Welby, che lo hanno accusato di aver potenzialmente coperto l’amico Smyth. E dopo le parole dello stesso primo ministro Starmer, per Welby non c’è stata più via di uscita. Anzi, una sì: quella delle inevitabili dimissioni.

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