È partita dalla segnalazione di vari furti di olio vegetale esausto dai contenitori posizionati in varie località sul territorio marchigiano l’inchiesta Oro Verde dei carabinieri del Noe di Ancona, condotta per quasi due anni sotto la guida della direzione distrettuale antimafia e culminata oggi nell’esecuzione di misure cautelari non custodiali (obbligo di dimora) a carico di otto persone, residenti in Campania e Marche, che ha disarticolato un traffico illecito di oli esausti. I reati ipotizzati sono furto aggravato, attività organizzata di traffico illecito di rifiuti, concorrenza illecita, in concorso tra loro e con l’aggravante del metodo mafioso. L’attività criminale, secondo gli investigatori del Noe, aveva la finalità di agevolare il sodalizio camorristico del clan Moccia, attraverso l’intestazione delle compagini sociali e anche con ingenti illeciti profitti, conseguiti dalle aziende coinvolte. Ditte dislocate tra le Marche (per lo più nella fascia litoranea sud, Grottammare), l’Abruzzo (Martinsicuro) e Campania (Afragola, Casoria e Napoli), raccoglievano illecitamente l’olio esausto dai contenitori di raccolta, danneggiandoli, oppure presso sedi commerciali, senza le previste autorizzazioni. L’olio trafugato veniva poi stoccato presso lo stabilimento di Grottammare (Ascoli Piceno) e poi trasportato presso altre ditte fuori regione, senza la documentazione prevista (formulari di identificazione rifiuti), con una totale assenza di tracciabilità del rifiuto. Dalle visure camerali e dalla documentazione acquisita, è emerso che le ditte coinvolte in Campania, Fargeco srl, Biofaroil srl e Soloil Italia srl, avevano un legame strutturato e solido, perché i rispettivi amministratori sono imparentati tra loro, condividevano le stesse sedi e utilizzavano vicendevolmente mezzi e dipendenti.

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