Scattano 20 licenziamenti al Genio Civile, sono alcuni dei furbetti del cartellino già sotto inchiesta della procura. «Mi auguro che i colleghi che hanno effettuato le attività di indagine abbiano deciso per provvedimenti commisurati alla gravità delle responsabilità in capo ad ognuno dei dipendenti. Il Genio civile di Avellino ha compiti di protezione civile, gestisce la sala operativa, si occupa di dissesto idrogeologico, incendi e di autorizzazioni sismiche. Se venissero meno tanti dipendenti saremmo in grave difficoltà, non potremmo assicurare il servizio», È preoccupato, Italo Giulivo, regge l’interim dell’ufficio di Avellino del Genio civile, ma è sopratutto a capo dell’unità di crisi per il covid, dirige le operazioni dell’emergenza rifugiati ucraini ed è commissario di governo per il dissesto idrogeologico in Campania. «Non ho ricevuto comunicazioni ufficiali, ma se si trattasse di licenziamento per 20 dipendenti, il Genio civile ad Avellino ha un organico di 60 persone, quindi è facile capire quale sarebbero le problematiche». La direzione generale Disciplina ha lavorato sulla scorta della Legge Madia ha vagliato un centinaio di posizioni. Tecnici, ingegneri, impiegati amministrativi, in servizio presso il Genio Civile di Avellino. Al termine dell’attività di indagine, parallela a quella della magistratura, la decisione di procedere ad una ventina di licenziamenti. Si tratta dei provvedimenti più drastici a cui si affiancano infrazioni di minore gravità sanzionate con rimproveri o sospensione dal servizio con privazione della retribuzione. A dare notizia dell’esito dell’attività di indagine il presidente della regione Vincenzo De Luca, in diretta su Facebook: «Venti dipendenti del Genio Civile di Avellino saranno licenziati subito. C’è una indagine che riguarda altre decine di dipendenti perché non andavano a lavorare, timbravano il cartellino e se ne andavano in giro per il mondo».
«Si è trattato di un atto dovuto», dicono i dipendenti a via Roma sede degli uffici. Ma nessuno nasconde la gravità del momento. «Noi svolgiamo un lavoro molto particolare, stiamo per strada per servizio anche il sabato e la domenica. Abbiamo una reperibilità pressoché senza soluzione di continuità. Poteva accadere che, andando a svolgere un’attività di controllo in un’area franosa, su un incendio, in una zona impervia, probabilmente qualcuno è tornato a casa a fare la doccia prima di ripresentarsi in ufficio; è difficile stabilire se timbrare un cartellino in una situazione di emergenza sia la priorità. Poi evidentemente c’è anche qualche mela marcia che ha approfittato».

Indagini partite nel 2018 su 55 dipendenti inizialmente. Una cinquantina che scaglionati stanno comparendo davanti al giudice delle udienze preliminari. Prossima udienza il 9 maggio. I dipendenti sono accusati di truffa aggravata ed uso improprio del badge marcatempo, con l’aggravante di aver commesso il fatto con abuso di relazioni d’ufficio. Per il 2 maggio si dovrebbe chiudere l’intera fase preliminare. L’inchiesta era nelle mani del sostituto procuratore Vincenzo D’Onofrio poi è passata a Fabio Massimo Del Mauro. Un caso analogo ha riguardato negli anni scorsi i dipendenti, infermieri, amministrativi e dirigenti medici, dell’Asl di Avellino che avevano costituito un sistema per timbrare a turno i cartellini mentre nel frattempo si allontanavano dal luogo di lavoro. Questa volta è stata svolta dalla Guardia Finanza che ha controllato con telecamere nascoste i varchi, dopo le denunce di un dipendente del Genio Civile stanco dell’andazzo.

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