«Incapace di affrontare il processo». Si conclude a sorpresa una vicenda giudiziaria che parlava di violenze sessuali sulle fedeli, poste in essere anche nei confronti di minorenni. Gerardo Ciccone, pastore evangelico 86enne irpino, finito alla sbarra degli imputati con queste pesanti accuse, è stato dichiarato incapace di affrontare il processo al termine di una perizia psichiatrica. Dunque per l’anziano, che nel tempo è stato colpito anche da diverse ischemie, il Tribunale di Avellino, in composizione collegiale, presieduto dal giudice Giulio Argenio, a latere Gennaro Lezzi e Lorenzo Corona, nell’ambito del secondo processo a cui l’uomo era sottoposto, ha emesso la sentenza di assoluzione per non imputabilità. A stabilire l’incapacità, lo psichiatra Francesco Saverio Ruggiero, consulente nominato dal Tribunale su richiesta del difensore dell’imputato. L’avvocato Giovanna Perna, alla luce dello stato mentale del suo assistito, colpito da diversi episodi ischemici, aveva chiesto una perizia in quanto era divenuto impossibile qualsiasi tipo di approccio difensivo con Ciccone. Si è quindi arrivati alla decisione di ieri, con la dichiarazione di incapacità. «Lo stato mentale dell’imputato è tale da impedire la cosciente partecipazione al processo e tale stato è irreversibile. È stato dimostrato che Ciccone non è nella condizione di condividere con il difensore la strategia processuale e dunque ho invocato una sentenza di assoluzione per il mio assistito in quanto non imputabile ai sensi di legge. Dunque sono soddisfatta per questo risultato arrivato in anticipo ha dichiarato l’avvocato Giovanna Perna anche perché ero certo che Ciccone non fosse colpevole delle accuse mosse nei suoi confronti e auspicavo in un’assoluzione nel merito». La sentenza di ieri dovrebbe confluire anche nel processo principale che era a carico del pastore evangelico Gerardo Ciccone ed è attualmente in corso davanti ai giudici della Corte di Assise del Tribunale di Avellino, processo dove è tuttora accusato di riduzione in schiavitù. La prossima udienza per il processo principale è fissata per il 23 febbraio prossimo e appare probabile che anche in questo caso possa essere emessa sentenza di assoluzione, alla luce dello stato mentale dell’imputato accertato dal consulente nominato dal Tribunale di Avellino. Nel procedimento principale le fedeli raccontarono ai militari dell’Arma di essere finite «in uno stato di soggezione continuativa» e che «se non avessero acconsentito ad avere rapporti sessuali con lui avrebbero commesso un peccato, oltre ad incorrere in nefaste conseguenze divine». Le violenze per alcune delle donne che hanno sporto denuncia sarebbero iniziate fin dalla tenera età. Tre di loro sarebbero state violate dal pastore della chiesa evangelica all’età di soli dodici anni. Una di loro sarebbe stata violentata con tale veemenza al punto da diventare sterile. A ricostruire l’agghiacciante episodio la madre di una ragazzina sulla quale il pastore aveva iniziato a rivolgere le sue attenzioni morbose. Preoccupata per le sorti della figlia presentò la denuncia nel 2016, dando il via alle due inchieste. Amaro il commento del difensore delle vittime, l’avvocato Danilo Iacobacci, dopo l’emissione della sentenza di assoluzione per l’imputato da parte del Tribunale di Avellino: «Le vittime delle violenze sessuali hanno perso contro la malattia mentale dell’imputato e non hanno potuto vedere affermare o negare le loro accuse da parte di un Tribunale o una Corte. È certamente un giorno triste per la giustizia».