Familiari e parenti delle vittime della tragedia del bus precipitato il 28 luglio 2013 da un viadotto dell’A 16 Napoli-Canosa, nella quale morirono 40 persone, stanno dando vita ad una manifestazione di protesta nel piazzale antistante il Tribunale di Avellino. Chiedono di incontrare il Procuratore, Rosario Cantelmo, che nello scorso mese di febbraio aveva comunicato ai quindici indagati, compresi i vertici della società Autostrade, la conclusione delle indagini. I familiari delle vittime, sostenuti dall’Associazione Vittime delle strada, si sono incatenati dietro croci di legno bianche su ognuna delle quali vi è la foto del congiunto deceduto. Il procuratore Cantelmo, impegnato in Prefettura nella riunione del Comitato per l’ordine e la sicurezza, potrebbe incontrali nel primo pomeriggio. I familiari delle vittime, a latere del processo civile, la cui prima udienza è stata celebrata nel gennaio scorso e la successiva dovrebbe tenersi nel prossimo mese di luglio, chiedono principalmente una accelerazione dell’inchiesta penale per accertare le responsabilità. La Procura di Avellino non ha ancora formalizzate le richieste di rinvio a giudizio per i quindici imputati. É verosimile che gli inquirenti stiano attendendo l’esito della pronuncia della Corte di Cassazione, prevista per il prossimo 14 aprile, sulla richiesta di giudizio immediato per tre indagati che venne negata dal Gip del tribunale di Avellino. Le posizioni in questione sono quelle di Gennaro Lametta, proprietario del bus noleggiato dai gitanti di Pozzuoli (Napoli) e di due dipendenti della Motorizzazione Civile di Napoli, indagati dalla Procura per aver falsificato la mancata revisione del bus.