“Mi dovete dare i soldi tutti i giorni, perché li avete, dovete pagare perché sono stato adottato, non vado a lavorare e siete voi che mi dovete dare i soldi, avete sbagliato ad adottarmi e adesso pagate, vedrete cosa vi succederà se non mi date i soldi e la casa…”. Queste frasi rivolte ai genitori adottivi da un ragazzo di 24 anni, nato in Ucraina, e adottato da una coppia di Avellino hanno, ad avviso della Cassazione, “caratteristiche di apprezzabile minaccia”. Per questo i supremi giudici della Seconda sezione penale (sentenza 30899) hanno accolto il ricorso di madre e padre contro l’archiviazione della denuncia per estorsione continuata presentata contro il figlio che li avrebbe costretti “a consegnargli continue somme di denaro”. Alla vicenda era stata messa la parola ‘fine’ dal Gup del Tribunale di Avellino che, nel giugno 2013, aveva cestinato la denuncia di padre e madre e “dato monito ai genitori di non poter recedere dagli obblighi di assistenza e mantenimento assunti con l’adozione”. Invece, per la Cassazione, sugli episodi denunciati deve essere fatta chiarezza perché si tratta di cose penalmente rilevanti. “Se da un lato è, infatti, evidente la circostanza che l’intera vicenda si inserisce in un contesto familiare dalle elevate tensioni interne e nel quale – sottolinea il verdetto – certe espressioni possono talvolta travalicare i limiti imposti oltre che dalla legge anche dalle imprescindibili regole del comune e doveroso rispetto, dall’altro è altrettanto indubbio che le frasi denunciate” assumono “caratteristiche di apprezzabile minaccia che incide sulla configurazione” del reato di estorsione”. O anche “di altri reati che dovranno essere attentamente valutati nella competente sede giudiziale”. Gli atti tornato, su rinvio, al Tribunale di Avellino.


 

 

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