Si è conclusa con un rinvio la prima udienza della causa civile promossa da sei ex operai dell’Isochimica di Avellino per ottenere il riconoscimento dei danni dalle Ferrovie dello Stato, per essere stati esposti per anni all’amianto senza alcuna protezione. Il giudice, Pasquale Russolillo (lo stesso magistrato che presiede il processo per il risarcimento dei danni ai familiari delle 40 vittime del bus precipitato dall’A16 il 28 luglio del 2013), data la mole dei documenti prodotti, si è riservato di decidere la loro parziale o totale ammissione nell’arco di alcune settimane. Tra i nuovi documenti prodotti, vi è anche una relazione dell’Inail di Avellino che nel corso di ispezioni effettuate tra il 1984 e il 1986 all’interno del sito nel quale venivano scoibentate le carrozze ferroviarie, aveva accertato “l’individuazione del rischio asbestosi in tutti i capannoni e in tutte le fasi produttive”. In particolare, fibre di amianto vennero ritrovate anche all’interno dei caschi indossati dagli operai. Gli ex operai Isochimica chiamano in causa direttamente Ferrovie dello Stato, in quanto committente delle lavorazioni che venivano eseguite nello stabilimento alle porte di Avellino di proprietà di Elio Graziano. Nell’udienza di oggi i legali di Ferrovie hanno invece ribadito che la responsabilità del committente non sussiste. Sul versante penale, dopo la chiusura delle indagini l’11 novembre del 2014 da parte della Procura di Avellino, si attende la richiesta di rinvio a giudizio per 29 indagati a vario titolo per reati che vanno dal disastro colposo all’omissione in atti di ufficio nei confronti di Elio Graziano, ex amministratori comunali di Avellino, funzionari delle Ferrovie dello Stato. I pm avellinesi, Roberto Patscot e Elia Taddeo, nell’inchiesta coordinata dal Procuratore capo, Rosario Cantelmo, hanno ipotizzato anche i reati di omicidio colposo plurimo e lesioni personali a carico di Elio Graziano, dei responsabili della sicurezza della fabbrica, e dei funzionari di Ferrovie dello Stato, Aldo Serio, Giovanni Notarangelo, Mauro Finocchi e Silvano Caroti.

 

 

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