AVELLINO – Pretendeva il due per cento dell’importo dei lavori che una impresa edile si era aggiudicata nel comune di Taurano, in provincia di Avellino. Francesco Graziano, 33 anni, rampante esponente dell’omonimo clan che nel Vallo di Lauro si contende il controllo delle attività illecite con il clan Cava, ha ricevuto in carcere una nuova ordinanza di custodia cautelare con l’accusa di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso ai danni di un imprenditore salernitano titolare di una ditta operante nel settore delle costruzioni.

E’ stato proprio l’imprenditore, avvicinato in più occasioni da Graziano, a fornire ai carabinieri del comando provinciale di Avellino e ai magistrati della Dda di Napoli gli elementi di prova che alla fine hanno portato al nuovo ordine di cattura. Francesco Graziano è legato da vincoli di parentela con il clan avendo sposato una figlia del boss Eugenio, ucciso con altre due parsone nella strage di cisiano nel 1991, e di Alba Scibelli, attualmente detenuta con condanna passata in giudicato per la strage delle donne in cui nel giugno del 2002 vennero uccise tre persone in uno scontro a fuoco tra le donne dei due clan. Francesco Graziano dal due maggio scorso è detenuto nel carcere avellinese di Bellizzi con l’accusa di estorsione nei confronti di altri imprenditori. Le indagini, che si sono avvalse anche di intercettazioni telefoniche e ambientali, sono state dirette dal pm della Dda di Napoli, Francesco Soviero e coordinate dal procuratore aggiunto, Rosario Cantelmo. Il provvedimento cautelare è stato firmato dal gip del Tribunale di Napoli, Marcella Suma.

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