“Pizza Margherita”, “Limoni verdi”, “Ci vediamo stasera per fare jamming”: era il codice per definire qualità e quantità di hashish e marijuana da vendere soprattutto a giovani studenti della Valle dell’Irno, tra le province di Avellino e Salerno. É quanto emerge dalle indagini dei carabinieri, coordinate dalla Procura di Avellino, che hanno portato stamane all’ esecuzione di quattro ordinanze di custodia cautelare, di cui due in carcere, firmate dal Gip del Tribunale avellinese.

Le indagini presero il via nel maggio del 2013, all’indomani dell’incendio dell’auto di un sottufficiale dei carabinieri della Stazione di Montoro (Avellino), dove i quattro indagati avevano stabilito nella contrada Borgo il loro quartier generale. Un “avvertimento” a non indagare, del quale sono accusati due dei quarto indagati. Attraverso intercettazioni e localizzazioni tramite GPS, ma anche riprese filmate, per mesi i quattro sono stati seguiti e monitorati, consentendo l’arredo, in due distinte occasioni, di un pusher trovato in possesso di 700 grammi di hashish, e di una donna, in avanzato stato di gravidanza, che insieme ad un complice, a sua volta arrestato, custodiva altri 500 grammi di marijuana. Gli indagati utilizzavano le scuole per il passaparola e riforniva sistematicamente di sostanze stupefacenti i giovani in occasione di feste e gite scolastiche.

 

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