L’emergenza virus sta scemando, si torna alla normalità un po’ in tutti i settori e torna a rimbombare il rumore delle ruspe. Non ci sono più i motivi legati al lockdown messo in campo per contrastare il Covid-19 a fermare gli ordini di demolizione delle abitazioni abusivamente costruite, e gli abbattimenti possono riprendere. Lo ha sottolineato la Cassazione avvertendo che «non sussistono allo stato ragioni ostative all’operatività della sanzione amministrativa accessoria» – la demolizione a carico del proprietario – alle condanne penali per abusi edilizi. A rilanciare la ripresa della lotta alle costruzioni ‘selvagge’, sono stati gli ‘ermellini’ nel verdetto che ha respinto il ricorso di una donna 54enne di Pozzuoli che ha invocato il Covid per non rispettare l’ordine di abbattere la casa delle vacanze costruita a Bacoli senza permesso. L’unica cosa che può fermare ruspe e mazze ferrate, ora che la fase sanitaria emergenziale è alle spalle, spiegano gli ‘ermellini’, sono solo «le condizioni di salute dell’occupante l’immobile solo se, in concreto risultino impeditive dell’esecuzione dell’ordine demolitorio, circostanza questa non adeguatamente provata» nel caso approdato al ‘Palazzaccio’. Per quanto riguarda lo stato di salute di Anna Maria B, i supremi giudici sottolineano che la signora «nata nel 1958, non è in età avanzata e a maggior ragione non lo era al momento della commissione degli abusi e delle plurime violazioni risalenti al 1996, non risultando in ogni caso provate condizioni di indigenza, mentre, quanto allo stato di invalidità sorto in epoca infantile, è stato osservato che lo stesso non ha impedito alla donna di rendersi autrice della realizzazione di un edificio abusivo di dimensioni non irrisorie (80 mq), ben rifinito e arredato con cura».
All’argomento che la casa abusiva di Bacoli è l’unica abitazione di cui dispone Anna Maria B., gli ermellini obiettano – come già fatto dalla ordinanza di demolizione emessa dalla Corte di Appello di Napoli il 3 dicembre 2021 – che la signora «fino al 2017 è stata residente nel diverso Comune di Pozzuoli, dove, in mancanza di adeguata smentita, aveva evidentemente disponibilità di una diversa abitazione», tanto è vero che solo nel febbraio 2020, «tardivamente», si è rivolta all’amministrazione di Bacoli chiedendo un «eventuale alloggio alternativo» e dunque «ben oltre l’adozione dell’ordine di demolizione, risalente al 2015 (a fronte di una sentenza di condanna addirittura del 2001)». Il verdetto che sdogana le demolizioni dopo la ‘pausa’ del lockdown è contenuto nella sentenza 32753 depositata dalla Terza sezione penale.