VILLA LITERNO – Nella giornata di ieri il Nucleo di polizia ambientale della Capitaneria di porto di Napoli, insieme eon il personale degli uffici locali marittimi di Castel Volturno e Mondragone (per complessive venti unità), con il supporto tecnico/specialistico di dieci funzionari dell’Asl e dell’ARPAC territorialmente competenti, hanno effettuato una brillante operazione in relazione ad una delle più importanti ed estese aziende bufaiine del casertano, operazione che si inserisce in una più ampia attività investigativa e di monitoraggio ambientale svolta dalla Capitaneria di porto con il coordinamento della Procura della Repubblica di Santa Maria Capita Vetere su tutto il territorio della provincia di Caserta.
Nell’azienda bufalina in questione – sita nel comune di Villa Literno e il cui titolare è Vincenzo BARONI – si allevano quasi duecento capi bufalini. Il latte crudo che vi si produce viene rivenduto ai caseifici per la successiva trasformazione. L’operazione è terminata con il sequestro dell’azienda e dell’intera area di circa 120.000 (centoventimila) metri quadrati, in quanto l’intervento della Guardia Costiera ha portato al rinvenimento non solo di numerose e gravi criticità di natura igienico/sanitaria, ma anche violazioni ambientali e urbanistico/edilizie (di carattere penale e/o amministrativo).
In particolare, per quanto attiene al profilo sanitario, e stato accertato che l’azienda era sprovvista di qualunque tipo di atto autorizzativo e di verifiche relativamente alla salubrità e/o all’utilizzo delle acque impiegate per l’abbeveramente degli animali: ciò in assoluta difformità rispetto a quanto previsto dalla vigente normativa, che impone all’operatore del settore di utilizzare “acqua potabile o acqua pulita, ove necessario iti modo da prevenire la contaminazione”‘.
L’azienda, inoltre, è risultata carente anche delle dovute analisi microbiologiche del latte prodotto, tanto che. al fine di preservare la pubblica incolumità, l’ASL ha intimato ai titolari dell’azienda di non conferire il latte prodotto.
Relativamente agli aspetti di natura ambientale, è slato rilevato che i liquami prodotti nell’azienda venivano smaltiti mediante conferimento in un’area definita “lagone aziendale”. Tale area non e risultala conforme a quanto prescritto dalla normativa vigente: si sono rilevati diversi punii di straripamento verso il fosso canale
adiacente alla azienda e sui suoli attigui: inoltre, i reflui conlluivano in una l’ossa interrala e. tramite una condotta, venivano immessi nel fosso eanale che ha recapito tinaie nel Lago Patria, il quale, inlìne, sfocia a mare. Sulle sponde del eanale sopra men/ionalo sono stali, altresì, rinvenuti deposili di liquami e l’acqua si presentava particolarmente torbida e maleodorante.
Su alcune aree a/iendali è stala rilevala anche la presen/a di rifiuti di edilizia provenienti da attività di demoli/ione o di cosini/ione, che parrebbero contenere amianto, nonché materiali provenienti da attività di lavora/ione di tipo industriale. Detti riliuti saranno successivamente caralleri//,ali da parlo dell’ARPAC.
Per questo, sono siati configurati i reali di “attivila di gestione di rifiuti non autori/Aita, consistente nello smaltimento e nel deposilo ineonlrollalo di riliuti speciali non pericolosi”, in viola/ione degli articoli 192 e 256 del D.vo I 52/2006.
Le strulture e gli edifìci presenti nell’azienda saranno oggetto, nei prossimi giorni, di ulteriori accertamenti, sopraitutto per la possibile presena di amianto.
A ciò si aggiunge che nell’area insistono costruzioni abusive, mancanti di qualunque autorizzazione o permesso di costruire.
Perciò il titolare è stato altresì denuncialo per aver violato il lesto Unico dell’edili/ia DPR n. 380/2001.
Tale ultimo aspetto risulta particolarmente rilevante in considerazione del fatto che l’a/ienda sorge su di un’arca sottoposta a vincolo sismico ed ambientale in quanto interna al nuovo perimetro della riserva naturale foce Volturno Gli esiti delle analisi che saranno effettuate da parie dell’ARPAC sui campioni di acque, rifinii e terreno, potrebbero, teoricamente, far configurare profili di disastro ambientale e compromissione delle matrici ambientali (suolo, sottosuolo, acque superficiali emarine).
I.’operazione compiuta dalla Capitaneriadi porto – Guardia Costiera ha visto anche il ricorso, per il buon esilo delle attività d’indagine, ai più moderni strumenti, dei quali infatti è in possesso il Corpo delle Capitanerie di Porto (strumenta/ione idonea al lek-rilevamento, effettuato da piattaformeaeree) che ha già portato, circa un mese fa. al sequestro di altre due aziende /zooteeciche per una superfìcie complessiva di circa 80.000 mq.
Le attività di controllo e repressione. realizzate dalla Guardia Costiera, in sinergia con TASI, e l’ARPAC competenti per territorio, proseguiranno con analoga intensità anche su altre aree della provincia di Caserta. a micia della salute e dell’ambiente.