La Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere – sostituti Carlo Fucci e Giorgia De Ponte – ha inviato l’avviso di chiusura indagine all’ex direttore sanitario dell’ospedale di Caserta Carmine Iovine e ad altri 73 indagati, tra imprenditori, dipendenti e infermieri dell’azienda ospedaliera Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta. Iovine, cugino del collaboratore di giustizia Antonio Iovine, o’ Ninno, ex capo del clan dei Casalesi, fu arrestato nel luglio scorso dagli investigatori della Dia di Napoli assieme a sei persone, perché ritenuto a capo di un sistema illecito di appalti concessi dall’ospedale casertano in settore sensibili come la pulizia dei locali interni o il servizio di lavanderia per lenzuola e altri indumenti; affidamenti che – per l’accusa – venivano concessi in cambio di tangenti versate dagli imprenditori aggiudicatari, in particolare soldi, buoni benzina e assunzioni. Ciò, per gli inquirenti, ha diminuito drasticamente il livello qualitativo dei servizi offerti agli utenti: dall’inchiesta è infatti emerso un quadro allarmante, con le lenzuola dei pazienti che non venivano cambiate quasi mai, mentre in reparti che dovevano essere puliti alla perfezione, come quelli in cui si effettuano interventi chirurgici, venivano usati stracci sudici e già utilizzati per pulire gli esterni. Nel mirino di Procura e Dia di Napoli sono finiti affidamenti per decine di milioni di euro banditi e aggiudicati tra il 2013 e il 2015: c’è la gara d’appalto per oltre 14 milioni di euro relativa al “Servizio di pulizia e sanificazione delle aree ospedaliere e servizi”, che è stata aggiudicata alla Gesap dell’imprenditore Marco Napoletano, o la gara pubblicata per il “servizio di Prelievo Trasporto e Smaltimento dei rifiuti speciali” per l’importo di 830.478 euro, andata alla Des srl dell’imprenditore Michele Tarabuso. Entrambi gli operatori a luglio finirono ai domiciliari. La Procura contesta poi a Iovine e ai suoi collaboratori la redazione di numerosi atti falsi che attestavano l’avvenuto controllo sull’andamento e la regolarità degli appalti; la contraffazione dei documenti pubblici è emerso, è avvenuta dopo i primi arresti che colpirono l’ospedale nel 2015, quando il blitz fu ordinato dalla Dda di Napoli per alcuni appalti che sarebbero andati a ditte vicine al clan Zagaria; l’azienda ospedaliera fu così sciolta per camorra e si insediò la commissione ministeriale guidata dal prefetto Cinzia Guercio, che ha gestito la struttura fino al marzo scorso. Anche in quel periodo – ritiene la procura – nonostante la bufera giudiziaria, Iovine e il suo staff lavoravano alacremente per evitare che fuoriuscissero le irregolarità nella gestione di altri appalti, quelli non andati alla camorra, falsificando atti di controllo già fatti e creandone di nuovi.