Era uno di quelli che tutti, proprio tutti, amici e nemici, consideravano una brava persona. Ed era davvero un uomo perbene Antonio De Michele. Dopo una lunga malattia lo stimato medico di Cesa si è spento all’età di 75 anni. Ha esalato l’ultimo respiro su un letto dell’ospedale Moscati di Aversa. Poco tempo fa anche la moglie Rosa è stata strappata agli affetti dei suoi cari da una patologia incurabile. I due figli, Mario e Enzo, valenti professionisti, hanno appreso la notizia della morte del papà mentre erano in sala d’attesa. Sono rimasti lì giorno e notte per più di due settimane. Il coronavirus colpisce anche così. Impedisce la vicinanza ai propri cari anche quando sono in fin di vita. È un protocollo anti-contagio spietato ma è l’unica misura al momento in grado di impedire al Covid-19 di mietere altre vittime. Anche al funerale potranno partecipare solo i figli. Ma, siamo certi, daranno l’ultimo saluto al padre a nome di tutti gli altri parenti e delle migliaia di persone che gli hanno voluto bene. Era un uomo mite e sempre disponibile don Antonio, come solevano chiamarlo amici e conoscenti.

Lavoro, casa e famiglia. Una vita morigerata. Nessun vizio, nessuna spesa folle, meno che mai una vacanza da nababbo, pur potendoselo consentire. Chi fin da piccolo ha fatto sacrifici per laurearsi e affermarsi professionalmente non perde la testa per l’odore dei soldi. Resta con i piedi per terra, ancorato a valori etici con una condotta irreprensibile. Sarebbe un’impresa impossibile ricordare un comportamento fuori dalle righe del dottor De Michele. Mai un gesto di arroganza. Mai un “no” a chi, in primis i suoi pazienti, aveva bisogno del suo apporto medico ma anche di un consiglio personale. Borbottava, fingeva impazienza per stimolare i suoi assistiti, però era sempre lì al loro fianco. Can che abbaia non morde. Non a caso nessuno ha mai speso e mai potrà farlo una parola contro Antonio De Michele. Nella sua quarantennale carriera di medico di base ha curato decine di migliaia di suoi concittadini.

Per lui la gente di Cesa era una famiglia allargata. Dopo otto ore di ricevimento allo studio non spegneva mai il telefonino e non si sottraeva mai a una visita a domicilio, nemmeno quando la chiamata era “inutile”, dettata solo dall’eccessiva apprensione dei parenti dei pazienti. Era sempre scrupoloso don Antonio. I suoi compaesani, i suoi assistiti non potevano essere trascurati. Nessun caso andava preso sottogamba. Tra lui e i suoi assistiti si era creato un rapporto simbiotico di fiducia, stima e affetto reciproci. Era così anche nella vita privata il dottor De Michele. Sempre pacato e prodigo di consigli. Non ha mai fatto mancare il suo sostegno a familiari e amici. Era un punto di riferimento. Di lui ci si poteva fidare. Non ti avrebbe tradito mai. Non avrebbe mai anteposto gli interessi personali a quelli degli altri. Era fatto così.

Questo modus vivendi lo ha trasferito anche alla sua attività politico-amministrativa, abbandonata da qualche anno. È stato capogruppo del Pdl al consiglio comunale di Aversa, se non ricordiamo male ai tempi del sindaco Mimmo Ciaramella. Anche nella sede istituzionale abbaiava, perché alcune cose erano “storte”, ma non mordeva mai perché il suo impegno era finalizzato alla crescita sociale, economica e culturale del territorio. Per i lupi della politica Tonino era un “fesso”. Avrebbe potuto approfittare del suo ruolo nelle istituzioni per risolversi qualche c… proprio. Invece lui chiedeva di risolvere i problemi della collettività, non i suoi. Del resto non aveva bisogno di sfruttare il treno della politica per fare soldi o ottenere altri privilegi. Si è sempre costruito tutto col sudore della fronte, senza imboccare corsie preferenziali. Per i banditi della politica era “fesso”. Per gli altri, le persone oneste, era un galantuomo. Così lo ricorderanno tutti. Non sarà facile dimenticare un uomo con doti umane e una bontà così spiccate.

Era mio zio Antonio De Michele. E gli volevo bene.

Mario De Michele

 

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