Confiscati beni per un valore di 5 milioni di euro a Giuseppe Setola, leader dell’ala stragista del clan dei Casalesi Giuseppe Setola, arrestato nel gennaio del 2009 al termine di un periodo di latitanza  e attualmente detenuto in regime di carcere duro.

Stamattina sono entrati in azione gli uomini della Direzione Investigativa Antimafia di Napoli, i quali ha dato esecuzione ad un provvedimento di confisca antimafia di beni e consistenze economiche emesso dal Tribunale di S.M.Capua Vetere – Sezione Misure di Prevenzione –  su richiesta del Direttore della D.I.A. Arturo De Felice.

L’attività si inquadra nell’ambito della strategia investigativa avente come obiettivo la sistematica aggressione dei patrimoni illecitamente costituiti da parte di persone appartenenti ad organizzazioni camorristiche. Nella fattispecie i beni confiscati sono riconducibili a Giuseppe Setola, anche se intestati apparentemente a suoi familiari e conoscenti.

Le indagini patrimoniali eseguite dalla DIA di Napoli, hanno permesso di accertare la presenza di numerosi beni nella disponibilità di Giuseppe Setola e dei  parenti fra cui il fratello, Pasquale Setola, anche attraverso interposte persone. Tali beni sono stati ritenuti dal Tribunale sammaritano di valore sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati sia dal predetto che dai prossimi congiunti o persone a lui vicine, giungendo alla conclusione – alla luce anche delle dichiarazioni di collaboratori di giustizia  Diana Alfonso, Domenico, Bidognetti, Gaetano Vassallo – che gli stessi siano meri prestanome di Giuseppe Setola.

La decisione del Tribunale di S.Maria Capua Vetere – Sezione Misure di Prevenzione – presieduto dalla dott.ssa Corinna Forte, si è basata anche sugli accertamenti di natura patrimoniale supportati dalle investigazioni eseguite nella fase delle indagini di polizia giudiziaria coordinate dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia. Esse hanno dimostrato che Giuseppe Setola reimpiegava i proventi di attività criminose, perpetrate in ragione della sua appartenenza al clan dei Casalesi, in acquisti di beni immobili e di attività commerciali, attribuendo fittiziamente i beni al fratello Pasquale (suo complice in altri gravissimi reati ed illeciti), ad altri familiari e conoscenti per non apparire titolare in proprio e per non correre il rischio di sequestri e di successive confische ad opera dell’autorità giudiziaria, cercando di eludere, in tal modo, le disposizioni in materia di misure di prevenzione patrimoniale.

 

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